Alicia Gimémez-Bartlett da anni ormai ci appassiona con le sue storie su Petra Delicado, detective spagnola, protagonista di una nota serie poliziesca ambientata a Barcellona, ma nel suo ultimo romanzo, “Segreta Penelope”, edito da Sellerio, usa il personaggio letterario di Sara, una donna toltasi la vita a soli 50 anni, per parlarci della sua concezione della donna e del ruolo che si è trovata a svolgere dal 1968 ad oggi.
La narratrice del romanzo ripercorre i lunghi anni dell’amicizia e delle diverse strade che avevano condotto un piccolo gruppo di studenti universitari (Berta, Ramona, Gabriel e la bella e spregiudicata Sara) a condividere e poi a rifiutare modelli precostituiti da una morale sociale codificata e troppo costrittiva. Sara, collezionista allegra e vitale di uomini con cui consumare il sesso senza alcuna altra implicazione che il godimento fisico, viene a poco a poco costretta da amiche incapaci di accettarne l’anima dionisiaca in una piccola borghese frustrata, in una moglie-casalinga inquieta e passiva, in una madre suo malgrado, incapace di amare una figlia, Camila, che la detesta a sua volta perchè la percepisce incapace di vero amore nei suoi confronti.
Un declino che la porta a suicidarsi alla soglia dei cinquant’anni. Una morte tragica e normale, pastiglie e alcol buttati giù per lasciare una vita di ordinaria tristezza.
Il nuovo romanzo di Alicia Gimémez-Bartlett è diverso dal solito: duro, difficile, pieno di riflessioni amare e di realtà scomode. Mette in discussione alcuni punti fermi della riflessione femminista, ma che racconta le vita di tutte le donne e i loro uomini hanno vissuto quella stagione di grandi illusioni e di grandi battaglie.