Sorella, madre, casa comune quanti titoli, e molto evocativi, possiamo dare alla terra! Noi stessi siamo terra, ma, forse, ce ne dimentichiamo se aggettivi come oppressa e devastata spesso accompagnano il bel nome “terra”. Nell’introduzione all’enciclica papa Francesco ci riporta agli scritti dei Papi che l’hanno preceduto, rimettendo in luce l’interesse che sempre gli uomini di Chiesa – e non solo – hanno avuto per il nostro pianeta e da questo excursus non poteva lasciare fuori il grande Santo, amante della natura: Francesco.
Mi soffermo, per mancanza di spazio, sul primo capitolo: “Quello che sta accadendo alla nostra casa”.
Il ritmo di vita dell’uomo e delle cose dell’uomo è accelerato, il Papa lo dice con un termine spagnolo “rapidación”: le cose dell’uomo non hanno il tempo di “finire” che già sono “rifiutate”, messe da parte, accatastate l’una sull’altra togliendo respiro alla terra.
Papa Francesco conferma un “consenso scientifico molto consistente” attorno al tema “di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico”. Ci descrive cause ed effetti utilizzando termini semplici e precisi. Racconta anche di quanto i primi a subirne gli effetti siano proprio quelli che non hanno mezzi per difendersi: i poveri. Da una parte l’abitudine allo spreco sfruttando il pianeta oltremisura, dall’altra gli affamati che non hanno la possibilità di accedere ai beni di prima necessità, come l’acqua.
Stiamo andando verso la perdita della biodiversità – dice il Papa -: “Ogni anno scompaiono migliaia di specie vegetali e animali”, non le potremo più conoscere, “non daranno gloria a Dio con la loro esistenza (…). Non ne abbiamo il diritto” e continua esaltando la preziosità di ogni specie per l’ecosistema comprensibile solo da chi sa allungare lo sguardo oltre l’immediato.
Ultima delle creature osservata da papa Francesco è l’uomo: “Se teniamo conto del fatto che anche l’essere umano è una creatura di questo mondo, che ha diritto a vivere e ad essere felice, e inoltre ha una speciale dignità, non possiamo tralasciare di considerare gli effetti del degrado ambientale, dell’attuale modello di sviluppo e della cultura dello scarto sulla vita delle persone”. Segue un’analisi sulle fatiche ambientali: emissioni tossiche e caos urbano, inquinamento acustico e mancanza di spazi vivibili nelle città. A queste aggiunge il degrado umano che nasce dalla violenza e dall’aggressività, dal consumo di droghe e dalla perdita d’identità. Papa Francesco esprime il timore che il mondo digitale, se onnipresente, non favorisca la “capacità di vivere con sapienza, di pensare in profondità, di amare con generosità” e ribadisce l’importanza della relazione e del confronto con l’altro.
Il motivo che nell’enciclica torna continuamene è il problema dei “poveri”. Un problema che non si risolve riducendo le nascite o mettendo in atto politiche di “salute riproduttiva”, ma rivedendo l’attuale modello distributivo delle risorse, di tutte le risorse del pianeta rafforzando la consapevolezza che siamo una sola famiglia umana. Ciò richiede “un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi”. Il Papa lancia una critica alla politica sottomessa alla tecnologia e alla finanza che rincorre interessi economici che prevalgono sul bene comune fino a manipolare le informazioni pur di raggiungere i propri scopi. E intanto “se qualcuno osservasse dall’esterno la società planetaria, si stupirebbe di fronte a un simile comportamento che a volte sembra suicida”.
Non manca l’impegno a salvaguardare l’ambiente da parte di singoli e gruppi, anche se non è sufficiente, dice però che l’uomo è ancora capace di intervenire positivamente. “La speranza ci invita a riconoscere che c’è sempre una via d’uscita” e riconosce che “la Chiesa non ha risposte definitive, ma sente di dover ascoltare e promuovere il dibattito onesto fra gli scienziati, rispettando le diversità di opinioni”.
Il secondo capitolo il Santo Padre lo dedica al “Vangelo della creazione” convinto che la religione possa dare, se in dialogo, il suo apporto alla scienza. L’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, ha una dignità infinita che va salvaguardata dal male e dalla morte, entrate nel mondo con il peccato. Conduce questa riflessione ripercorrendo la storia della Salvezza descritta nella Bibbia. “Dio è Padre”, ce lo insegna Gesù che guarda con serenità tutto ciò che lo circonda, uomo compreso.
“La radice umana della crisi ecologica”, è il terzo capitolo dell’enciclica. Papa Francesco racconta la grandezza e l’utilità delle scoperte scientifiche e tecnologiche ma anche di quanto queste nuocciano quando vengono finalizzate al potere e in breve finiscano nel vortice dell’interesse economico di pochi. Si ferma poi a parlare dell’antropocentrismo distinguendo tra una sana presenza dell’uomo, capace di relazioni nuove con tutte le creature e un antropocentrismo deviato che non conduce a soluzioni positive.
Il papa prosegue parlando di un’ecologia integrale che consideri le dimensioni umane e sociali. La parola “dialogo” è il filo conduttore quando nel quinto capitolo indica “alcune linee di orientamento e di azione”.
Il capitolo conclusivo sembra essere un punto di partenza: “Educazione e spiritualità ecologica”.