La straordinaria storia di Liala, la donna che non scriveva "romanzi rosa"

Amalia Liana Negretti Odescalchi in Cambiasi, meglio conosciuta come Liala, fu la regina della letteratura femminile italiana, vendendo milioni di libri. Ma la sua opera straordinaria fu sempre sminuita dalla critica.

La straordinaria storia di Liala, la donna che non scriveva "romanzi rosa"

Amalia Liana Negretti Odescalchi nacque nel 1897 a Carate Lario, nel comasco, ed apparteneva ad una famiglia altolocata, sebbene non fosse molte abbiente. Si sposò in prime nozze a soli 17 anni con il marchese e ufficiale di marina Pompeo Cambiasi, un uomo che aveva il doppio dei suoi anni. Questo matrimonio non fu fortunato, ma la coppia ebbe comunque due figlie, Primavera e Serenella, anche se dopo pochi anni i coniugi si separarono.

Il vero e grande amore della vita di Liala fu il marchese Vittorio Centurione Scotto, un ufficiale della Regia Aeronautica. La loro fu una grande storia d’amore che purtroppo finì tragicamente. Nel 1926, l’uomo, mentre era al comando del suo idrovolante nel corso di un allenamento per la coppa Schneider, precipitò nel lago di Varese e morì.

Lo pseudonimo Liala fu inventato per lei da Gabriele D’Annunzio, con il desiderio che il nome dell’autrice contenesse al suo interno un’ala. Nel 1931 fu pubblicato il suo primo romanzo, intitolato Signorsì. Il romanzo ebbe un successo immediato. Quasi tutti i primi libri di Liala sono ambientati nell’ambito militare, un contesto che amava e che per ovvi motivi la scrittrice conosceva molto bene. I protagonisti maschili dei suoi libri erano degli uomini valorosi, un po’ come lo era stato il suo grande amore e come lo era anche l’aviatore al quale la scrittrice si legò sentimentalmente dal 1930 al 1948, Pietro Sordi.

Dagli anni ’50 in poi, i suoi scritti non fecero più riferimento a fatti reali, ma si basarono solo sulla pura fantasia narrativa della scrittrice, fatta eccezione per qualche pagina autobiografica contenuta in Diario vagabondo del 1977. Nonostante viaggiasse pochissimo e si muovesse ancora meno dalla casa in cui viveva, Villa La Cucciola, Liala descriveva il mondo abilmente ed aveva una propria routine di scrittura, tanto che si dedicava alla realizzazione dei proprio scritti solo il mercoledì, perché il giovedì era il giorno delle consegne.

Nonostante le sue lettrici la amassero moltissimo, Liala fu snobbata dal mondo della cultura e dalle femministe. Sosteneva che nei suoi romanzi non ci fosse il rosa, ma la vita, e proprio per questo non amava le etichette e non voleva che la si considerasse solo come una scrittrice di romanzi rosa. All’interno dei suoi romanzi, effettivamente, non troviamo solo l’amore ma anche il dramma. Aveva una vera e propria ossessione per il galateo ed indossava costantemente le sue amate perle.

In tutta la sua vita pubblicò 82 libri e fu amatissima dal pubblico, anche se la critica la snobbò costantemente. Dedicò 55 anni della sua vita alla scrittura e morì all’età di 98 anni, nella sua residenza di Varese, Villa La Cucciola. Era il 15 aprile 1995. La sua salma, in seguito ad un desiderio da lei espresso, fu rivestita con un abito firmato da Valentino.

Finì così la sua carriera di scrittrice, una scrittrice da 10 milioni di copie e che scriveva solo il mercoledì.

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