"La stella di Geq", l’ultimo emozionante libro di Mimmo Parisi

Nel libro “La stella di Geq” il protagonista, affetto da disabilità, deve trovare la via d’uscita dai suoi limiti. Può contare solo su una famiglia che lo ha adottato e, soprattutto, sulle proprie possibilità di contrastare un fato ingrato.

"La stella di Geq", l’ultimo emozionante libro di Mimmo Parisi

Il romanziere Mimmo Parisi ha pubblicato il suo secondo romanzo dell’anno, dal titolo “La stella di Geq“, edito da LFA Publisher. Il libro. pubblicato lo scorso 16 maggio, è disponibile negli store, quindi, già da qualche giorno. I fans del romanziere, originario di Ceglie Messapica (Br) ma bolognese di adozione, non resteranno delusi dal plot di questo nuovo lavoro.

L’autore, forte di un gruzzolo di opere pubblicate, tra le quali si ricordano “Racconti di periferia”, “Sono tornati i Braccialetti rossi”, “Il figlio del drago” e “Ti voglio bene come nei film”, affida la figura del protagonista ad un personaggio, Geq, che usa tutto il suo coraggio per liberarsi da un fato pigro e avverso. Geq, infatti, mette in campo tutta la sua enorme tenacia per riuscire a guadagnarsi il proprio posto nel mondo.

“La stella di Geq” racconta, sostanzialmente, la rivalsa di un essere nei confronti della società e della stessa natura. Sono forti gli echi, quindi, della “natura matrigna” di leopardiana memoria, che prevede un sistema di contrapposizione tra uomo e natura meccanicistica, pronta a disinteressarsi delle sorti di chi altro non è per lei che creatura fra creature e niente di più.

Il dottor Scudi, un medico per sempre

La trama del romanzo si muove in terra pugliese. Qui, in una piccola città dotata di ospedale con annesso reparto di ginecologia, opera il dottor Scudi. È un professionista particolarmente legato al suo lavoro, tanto che lo sente come una missione. Sicuramente per chi, una volta acquisito il proprio attestato di laurea, riesce anche a spenderlo nel campo scelto, è una vera fortuna. Tuttavia, questo punto di vista del tutto corretto per qualsiasi persona che ama ciò che ha studiato, non risulta molto rasserenante per chi – come il medico Scudi – è sorretto da una spinta caratteriale altamente umanistica.

Se non gli riesce di trovare soluzioni ai casi che gli si prospettano, sente addosso una frustrazione intollerabile. Il fatto è che, nella sua grandezza d’animo, il professionista non si limita a professare con tutta l’onestà e le competenze possibili il proprio lavoro: quando si accorge che una famiglia o una ragazza madre non hanno assolutamente la possibilità economica di assicurare al bimbo in questione il minimo supporto alimentare o di ospitalità, la sua soluzione è semplicemente quella di adottare i piccoli sfortunati. Va da sé che, come succede al protagonista del romanzo, quando la sfortuna non si chiama solo povertà, ma anche disabilità, l’operato del medico andrà oltre il normale accudimento.

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