Il 15 ottobre arriva nelle librerie la nuova opera di Bruno Morchio. Il titolo, La badante e il professore (Mondadori, pag. 216) è certamente legato alla contemporaneità. Tuttavia se il concetto badante-assistito ha un suono odierno, nei piccoli centri urbani lo sport più praticato rimane spesso un’attività che ha una lunga storia all’interno dei rapporti sociali: il pettegolezzo.
Così, quando si sparge la voce che all’anziano professore è stata tolta la vita nella propria casa, i paesani fanno presto a sospettare da che parte sia arrivata la nemesi: è una punizione che – secondo la loro visione – ha un nome preciso, Natalia, di professione badante. La donna viveva in casa del deceduto da un anno; se ne prendeva cura e lo assisteva anche psicologicamente, quando i ricordi delle aule gremite degli studenti bussavano alla mente dell’ex docente.
La ragazza venuta dall’est
Ironia della sorte, l’uomo pare che sia stato assassinato dalla stessa Cultura: un busto di Leopardi usata come arma contundente. Le malelingue giudicano negativamente le caratteristiche di Natalia: troppo attraente, troppo giovane, troppo impenetrabile. L’avvenenza della ragazza ucraina fa breccia anche nel cuore di un ragazzino alle prese con l’adolescenza.
Filippo, questo il nome del giovanissimo, si reca spesso dal professore per migliorare le sue performance d’italiano. Tuttavia, Filippo ha una versione della faccenda capitata al suo prof di ripetizione molto diversa dai suoi compaesani; anzi, contraria. Laddove i primi scommettono sulla colpevolezza della giovane, lui si batte per la sua completa innocenza. Ha dodici anni, ma capisce che se non riesce a dimostrare la sua tesi, non ha molte carte per vincere la partita. A interessarsi delle indagini del ragazzo, fatte senza tecnica e del tutto improvvisate, c’è anche Serafino Costamagna. Quest’ultimo è un giovane giornalista che spera tutti i giorni di incappare in un grande scoop; una storia che possa fargli fare un salto di qualità nella professione.
Serafino, tuttavia, è sostanzialmente un altro detective improvvisato. Nei loro tentativi di sbrogliare la matassa, i due si trovano di fronte a una situazione inaspettata e che – ogni giono che passa – s’ingarbuglia sempre più. Il fatto è che, intorno alla figura di Canepa, giravano dei segreti. Lo stesso professore non era quello che sembrava. Nessuno era al corrente del suo ricco conto in banca: denaro che avrebbe fatto gola a chiunque. Se qualcuno avesse saputo di quell’aspetto, probabilmente avrebbe tentato di impossessarsene. Un dubbio, quest’ultimo, che compare nelle indagini dei due improvvisati detective; quindi, un tema che potrebbe avere sviluppi inattesi per comprendere il delitto dell’anziano professore.