Il poeta svedese Tomas Tranströmer, vincitore di un premio Nobel, è morto a Stoccolma all’età di 83 anni.
Psicologo, oltre che poeta, Tranströmer era stato colpito da un ictus nel 1990 che gli tolse la capacità di parlare e gli causò una dolorosa paralisi. Scegliendo di non arrendersi, Tomas continuò a scrivere poesie e a suonare il piano, iniziando ad utilizzare la mano sinistra. E’ stato proprio un altro ictus a causare la morte del poeta.
Purché non fosse estremamente prolifico, il lavoro di Tranströmer è stato elogiato fin dalla prima raccolta, “17 poesie”, pubblicata nel 1945 ed era largamente ritenuto il più importante poeta svedese in vita già da prima della vincita dell’ambito e famoso premio internazionale.
Le sue opere, che sono state tradotte in più di 60 lingue, sono state pubblicate in Italia principalmente dalla Crocetti Editore, che ha fatto uscire le raccolte “Poesia dal silenzio“, “I ricordi mi guardano”, “Il Grande Mistero” e “La lugubre gondola”.
“Uno dei segreti del suo successo nel mondo è che scrive su cose quotidiane“, disse Peter Englund dell’accademia svedese. “L’economia di parole che si vede nei suoi poemi è manifestata nell’economia del suo intervento. Si arriva al cuore del suo lavoro in un libro tascabile di 200 pagine che si finisce in una sera.”
Per Wästberg, altro membro dell’Accademia ed amico d’infanzia di Tomas Tranströmer, ha affermato: “i suoi poemi aprono porte, ti danno le vertigini e allo stesso tempo offrono una calma serena: fanno capire che le cose stanno così e non si possono cambiare.”
Tranströmer, nato in Svezia nel 1931, è stato anche professore universitario nel corso della sua longeva carriera, ma anche dopo aver ottenuto il grande successo con le proprie opere ha comunque continuato il suo lavoro di psicologo in molti centri di riabilitazioni svedesi.
Dopo diverse candidature, Tomas vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 2011, la prima volta che era un poeta a riceveva il famoso riconoscimento dal 1996, anno della vittoria di Wisława Szymborska. “Non vergognarti perché sei umano,” scrisse il poeta. “Sii fiero. Dentro di te, si aprono infinitamente forzieri dopo forzieri. Non finirai mai, ed è così che deve essere.“