Dopo il suo ultimo lavoro sulla Grecia, “Rebetiko Gymnastas”, e a undici anni di distanza dal suo primo apprezzato romanzo “Non si muore tutte le mattine”, il cantautore Vinicio Capossela pubblica il suo nuovo libro “Il Paese dei coppoloni”, ottenendo così la candidatura al famigerato Premio Strega 2015.
Il libro è stato scritto in 17 anni ed è un vero e proprio viaggio che porta nel cuore dell’Irpinia, tra miti e leggende, ovvero alle origini del cantautore e alla cultura contadina (ormai solo un vecchio ricordo del Belpaese).
Capossela afferma di aver cercato di riportare la ricchezza al vuoto colmo di voci e aggiunge, parlando della copertina, che “è un quadro che viene fuori dal libro stesso perché è stato dipinto da uno dei personaggi e raffigura un vicolo con un orologio fermo. Non si capisce che è fermo guardandolo ma io so che è così perché sotto quelle lancette mi sono fermato a lungo in questi anni e ho toccato questo tempo fermo”, poi continua “una parte di questo paese si è bloccata. Il tempo fermo è il tempo del racconto ed è un accesso al mito. Il mito, alto o basso che sia, ci permette di andare un po’ oltre noi stessi, di condividere la storia e meravigliarcene. Il tentativo del libro è quello di ripararsi sotto lancette ferme per dare voce a un patrimonio che ci appartiene e riguarda come uomini prima ancora che come cittadini”.
L’autore del libro si sofferma sulla descrizione delle proprie origini, dicendo proprio come egli abbia riportato i luoghi nel libro “vivendoli” durante il racconto, in questo modo rende quasi immateriali le cose e le colloca in una dimensione condivisibile. Ci sono poi una serie di domande riguardanti il territorio, e Capossela spiega come Il paese dei coppoloni è una piccola contea vista da tutti ma frequentata fondamentalmente da nessuno. Questo vuoto ha in sé un grande ricchezza che però può essere colmato grazie alla volontà degli uomini di fermarsi ad ascoltare.
Il cantautore parla anche della sua passione per la lettura: “i libri ci permettono di vivere altre vite, migliori magari, e ci rendono liberi”, dice. Il Paese dei coppoloni è un libro fatto di sentieri, pertanto è possibile smarrirsi al suo interno, l’importante è saper ritrovare la strada da soli e rimettersi in carreggiata.