Il Coronavirus e la fine del mondo: l’inquietante profezia nel libro di Lawrence Wright

Il libro "Pandemia" di Lawrence Wright racconta di un mondo distopico in cui un virus, molto simile al Covid-19, colpisce il mondo. Provocando conseguenze tragiche.

Il Coronavirus e la fine del mondo: l’inquietante profezia nel libro di Lawrence Wright

Il giornalista americano Lawrence Wright ha recentemente pubblicato un romanzo, Pandemia, che sembra una triste profezia in tempo di Covid-19. Il libro, infatti, racconta di un terribile virus che devasta il mondo, portandolo alla fine. Si tratta di fantasia, ma le somiglianze con il coronavirus di questi mesi sono a dir poco impressionanti.

“La lezione di questa società – si legge nel romanzo di Wright – è quanto sia arrogante la nostra presunzione di progresso. Ci crediamo superiori alla natura e capaci di sottometterla, ma la natura non si lascerà mai addomesticare”. Nel romanzo Pandemia il virus, chiamato Kongoli, serpeggia silenziosamente nel mondo per poi esplodere con tutta la sua violenza letale.

Il romanzo inizia con una conferenza mondiale sulla salute a Ginevra. Il dottor Henry Parsons, un epidemiologo di fama internazionale, parte per l’Indonesia per studiare un misterioso patogeno, il Kongoli, che sta uccidendo gli aborigeni della zona. L’uomo, però, non pensa a mettere in quarantena l’autista che lo ha accompagnato in quel Paese, commettendo un errore che risulterà fatale.

Il giorno dopo, infatti, l’autista parte per un pellegrinaggio alla Mecca, dove oltre tre milioni di pellegrini sono accorsi per pregare Allah. Il professor Henry tenta allora di cercarlo disperatamente per metterlo in quarantena. Ma è troppo tardi. Il virus contratto dall’uomo infetta i partecipanti alla preghiera e il patogeno si trasforma in poco tempo in una pandemia micidiale.

Nel giro di poco tempo, infatti, crollano tutte le economie del mondo, cadono i governi democratici, dilagano fame e povertà, si acuiscono i conflitti internazionali, scoppia una guerra tra Russia e Stati Uniti, tanto che il Cremlino sferra un cyber attacco che dà il colpo di grazia alle centrali energetiche statunitensi e oscura, una volta per tutte, internet. È la fine del mondo.

“Non avrebbe dovuto sorprenderlo lo spettacolo sotto i suoi occhi – si legge nel romanzo di Wright – la natura stava già riprendendo possesso di spazi prima occupati dall’uomo. L’epidemia si era placata, ma si era lasciata indietro una società distrutta, sfiduciata, piegata dalla disperazione. (…) Il processo lento e forse inesorabile della cancellazione della storia umana era iniziato”.

E impossibile non leggere il romanzo di Wright e non trovarci delle somiglianze con il coronavirus dei nostri giorni, quello reale, però, non quello romanzato. Anche il coronavirus, proprio come il Kongoli, ha messo in crisi le economie, ha seminato la morte, ha costretto il mondo a chiudersi in casa, ha aumentato le tensioni sociali, ha piegato la finanza mondiale e il suo delirio di onnipotenza.

Forse il Covid-19 non è nato in laboratorio e non poterà alla fine del mondo. Ma il libro di Wright mette in evidenza la debolezza di un genere umano a cui basta una molecola dalle dimensioni invisibili per demolirlo. E questo alla faccia di quanti credono che l’uomo possa agire impunemente e con manie di grandezza senza prima o poi pagarne un prezzo salato.

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