Hamutal Shabtai: con il libro “2020”, la scrittrice israeliana aveva già previsto la pandemia nel 1997

Sembrerà profetico, ma nel 1997 la scrittrice israeliana Hamutal Shabtai pubblicò un sorprendente romanzo intitolato “2020” in cui narrava di una pandemia avente le stesse caratteristiche di quella che stiamo vivendo da diversi mesi.

Hamutal Shabtai: con il libro “2020”, la scrittrice israeliana aveva già previsto la pandemia nel 1997

Pochi mesi fa, nessuno avrebbe mai immaginato che saremmo stati colpiti da una pandemia come quella che stiamo vivendo. Eppure, a differenza di quanto si possa credere, qualcuno non solo aveva già previsto tutto nel 1997, ma con un romanzo aveva anche descritto ciò che dalla scorsa primavera è diventata la triste e quotidiana normalità.

La persona in questione che come un profeta aveva predetto la crisi sanitaria è la scrittrice israeliana Hamutal Shabtai. Con il suo libro intitolato guarda caso 2020, la psichiatra figlia dello scrittore Yaakov Shabtai racconta la storia di una pandemia che dopo essere scoppiata in alcuni villaggi cinesi, si era rapidamente diffusa in tutto il pianeta.

Le sorprendenti somiglianze non si limiterebbero però solo a questo aspetto: anche nel suo libro trova ampio risalto il distanziamento sociale necessario per evitare il contagio, le quarantene, medici messi a tacere, le separazioni tra famiglie, le necessità di sottoporsi a test sanitari e di cremare i morti, le chiusure di tutti i luoghi di aggregazione tra le persone, i contrasti tra gli Stati in merito alla gestione della crisi e un controllo più invasivo delle autorità, chiamate a garantire ad ogni costo il diritto alla salute.

Dopo aver descritto una società ad un passo dall’apocalisse, 2020 pone l’accento su un mondo dove si cambiano radicalmente le abitudini e si annulla qualsiasi forma di relazioni intime. La dittatura sanitaria e le leggi d’emergenza separano i sani dai malati, mentre la paranoia di venire contagiati da un virus che si trasmette per mezzo del respiro, spingerà molti a vivere nel sospetto e nella costante inquietudine, tanto da arrivare a rifiutare il contatto con il prossimo, essere costretti a vivere rigorosamente isolati e avere rapporti sessuali solo con i robot.

Concepito nel 1987 quando il mondo era terrorizzato dall’Aids, la storia era stata inizialmente concepita come sceneggiatura per un film. Solo in un secondo momento, quando il progetto non andò in porto, la sceneggiatura dell’autrice oggi 64enne si tramutò in un romanzo distopico-fantascientifico.

Continua a leggere su Fidelity News