Gli italiani? Per Vittorio Feltri altro non sarebbero che una banda di ladri

In libreria da poco meno di due mesi, il libro "Chiamiamoli ladri" di Vittorio Feltri rappresenta un ottimo punto di riflessione su quello che gli italiani sono da sempre: ladri corrotti e corruttori.

Gli italiani? Per Vittorio Feltri altro non sarebbero che una banda di ladri

Se dovessimo domandare a Vittorio Feltri di descrivere gli italiani con una sola parola, senza dubbio ne utilizzerebbe una: ladri. Proprio in merito a questo tema, meno di due mesi fa il giornalista ha deciso di pubblicare un libro dai toni tanto provocatori quanto genuini. Discorrendo sulla storia del nostro Paese, l’autore riesce a far emergere una filosofia tutta italiana, la stessa che il lettore non avrà difficoltà ad accostare ad un cancro di antica data.

Come più volte ribadito dal giornalista, non c’è popolo come quello italico capace di sfoggiare con tanta disinvoltura tutte le varie sfumature del furto. Senza poi considerare che corruzione e evasione sono dei crimini sempre di casa, in quanto veri e propri marchi di fabbrica della penisola italiana.

Tra aneddoti e incredibili riproposizioni di fatti storici, si scopre che l’identikit dell’italiano si è evoluto, ma non si è snaturato. Come dire che il lupo perde il pelo ma non il vizio. L’arte del latrocinio è stata perpetrata nei secoli declinandosi sotto forma di tangenti, estorsioni, finanziamenti illeciti, accordi sottobanco, nepotismi, appropriazioni indebite, malversazioni e chi più ne ha, più ne metta.

Una storia ricchissima, dove i protagonisti al negativo amano sentirsi più furbi degli altri. Non è quindi un caso che gli onesti vengano inesorabilmente visti come dei poveri fessi. Il titolo del libro “Chiamiamoli ladri” diventa quindi un atto dovuto. Ma oltre a soffermarsi su quanto c’è di più infimo nel tipico modus operandi italiano, Feltri rincara la dose presentando una lunga serie di cifre e statistiche. Un numero su tutti deve inevitabilmente far riflettere: in fatto di corruzione, nell’UE ci batte la sola Bulgaria.

E non potrebbe essere diversamente se si considera che ben 2 milioni di italiani hanno pagato una bustarella per ricevere favori in ambito sanitario. Senza poi dimenticare quei 10 milioni di italiani che hanno effettuato visite mediche specialistiche in nero. L’intenzione del cronista non è certo fare la morale a nessuno, ma è evidente che così non se ne esce. Bisognerebbe cambiare il dna di 60 milioni di persone, tra le altre cose accumunate più dalla cultura del furto amministrativo, che non dall’utilizzo di una stessa lingua. Sarebbe quindi opportuno l’intervento dello Stato, ma in fatto di ingiustizie e gabelle, rimane sempre e comunque il primo a dare il cattivo esempio.

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