Ricordate Olmo, il responsabile informatico dell’azienda in cui era ambientata la sitcom Camera Cafè? Ecco, proprio lui, o meglio l’attore che lo interpreta, Carlo Gabardini, ha pubblicato il suo primo libro.
“Fossi in te io insisterei. Lettera a mio padre sulla vita ancora da vivere”, così l’ha intitolato l’attore, che ha voluto scrivere una personalissima lettera al padre in cui raccontare le sue vicende personali, compresa quella relativa al suo coming out.
“Ciao papà, non so se ti spedirò mai questa lettera, ma intanto la scrivo. Ti devo dire delle cose perché qua la vita si fa complessa ed è sempre più difficile capire, restare lucidi, trovare un senso, interrogarsi sulla felicità.” Sono queste le parole con le quali Gabardini ha scelto di iniziare il proprio libro: parole semplici ma forti allo stesso tempo, che lasciano chiaramente intendere la difficoltà di dialogo tra un padre, tanto stimato, ed un figlio che si è sempre sentito inadeguato.
Il libro racconta numerose vicende familiari, ambientate in una Milano a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta dove un giovane Gabardini è cresciuto e ha formato la propria personalità. Nel libro l’autore racconta i momenti di intimità in famiglia, il proprio sogno di fare l’attore, le aspettative dei suoi genitori che lo volevano avvocato, i primi innamoramenti e i turbamenti sessuali.
E poi la morte del padre: un evento che Gabardini non riesce ad accettare, e che lo “costringe” a buttarsi a capofitto nel lavoro, trascurando completamente amori ed affetti.
Un evento importante nella vita dell’attore accade, però, nell’Ottobre 2013, quando, nello specifico, un ragazzo omosessuale decide di togliersi la vita: questa vicenda spinge Gabardini a scrivere una lettera alla Repubblica in cui dichiara con fermezza e serenità la propria omosessualità, affermando che essere gay è bellissimo.
Il libro è, quindi, un racconto attraverso il quale Gabardini apre ai lettori le porte della parte più personale del suo essere, e spiega l’importanza del coming out. Come spiega lo stesso attore, infatti, “il coming- out non è un’esclusiva degli omosessuali, ma di tutti. Perché “venir fuori”, mostrarsi per chi si è realmente, urlare cosa si desidera per la propria esistenza, non concerne solo la sfera sessuale, riguarda il nostro senso di stare al mondo. Fare coming-out significa cominciare a vivere”.