E-book o libri cartacei? Quest’interrogativo di nuova generazione rappresenta una delle domande più difficili alle quali rispondere per i lettori accaniti, dal momento che mette a confronto due stili di lettura completamente diversi; sotto un certo aspetto, due esperienze praticamente agli antipodi.
Il formato cartaceo incarna infatti tutto il romanticismo del libro in quanto tale: il tocco, l’odore, la consistenza, la presenza fisica di un testo, le quali ovviamente non possono essere riprodotte da un e-book, se non mediante alcuni accorgimenti grafici ed in maniera assolutamente parziale.
Di contro però il formato tradizionale, proprio per queste sue caratteristiche, è inoppugnabilmente meno pratico di quello virtuale a causa dell’ingombro che rappresenta. Dall’altra parte l’e-book ha certamente dalla sua il fatto di essere accessibile e consultabile molto più facilmente, e garantisce la straordinaria comodità di poter tenere sostanzialmente un’intera libreria all’interno di un minuto kindle.
Si tratta dunque di un dualismo quasi manicheista “sulla carta“, eppure chi riteneva i due formati l’uno necessariamente antitetico all’altro è stato recentemente smentito da uno studio del Pew Research Center di Washington, il quale ha rivelato che il 73% di chi ha letto almeno un libro nel 2016 si sia avvalso sia del formato cartaceo che di quello e-book.
In altre parole, tre persone su quattro fra coloro che leggono libri adoperano entrambi i formati, e solamente il restante 27% propende unicamente per l’una o l’altra soluzione. Per quel che riguarda l’Italia invece, nonostante la presenza considerata ingombrante dei volumi virtuali, il mercato dell’editoria cartacea è in ripresa, con una crescita dei ricavi stimata in un buon +2,1% rispetto all’anno precedente.
Il dato meno confortante sotto questo aspetto è tuttavia quello relativo alla distribuzione dei guadagni: scendono ancora le librerie indipendenti (-1,2%) mentre salgono i ricavi delle catene librarie (+4,8%) che si appoggiano alle grandi case editrici. Ma a far registrare l’impennata maggiore è stato proprio il settore dell’e-commerce (+16,8%), a riprova del fatto che al giorno d’oggi in Italia i consumatori si affidino sempre di più ad internet per i propri acquisti, piuttosto che a punti vendita fisici.