Voyager-1 resiste al tempo e allo spazio interstellare: dopo quasi mezzo secolo i propulsori si riaccendono

Ad una distanza dalla Terra di 24 miliardi di km, un gruppo di esperti Nasa ha pilotato con una mossa audace la sonda Voyager-1, riattivando quattro propulsori inutilizzati dal 1980. Di questo passo, si stima che la sonda lavorerà ancora per due/tre anni.

Voyager-1 resiste al tempo e allo spazio interstellare: dopo quasi mezzo secolo i propulsori si riaccendono

È stata lanciata il 5 settembre di 47 anni fa da Cape Canaveral, ha esplorato i giganti gassosi Giove e Saturno, scrutandone da molto vicino e come mai prima i satelliti, scoprendone vulcani (nel caso di Giove quelli di zolfo su Io) e scattandone inedite, e fino ad allora impensabili fotografie, come gli affascinanti anelli di Saturno, tutt’ora le ellissi più bramate e desiderate dalla vista umana. Poi è giunto finalmente il tempo di uscire, di superare il sistema solare e dare un’occhiata alle stelle mai esplorate, imbattendosi in un’autostrada senza fine chiamata spazio interstellare…ed eccola giunta in eliopausa, ancora arzilla e funzionante e così unica da restare inedita! In fondo per l’uomo è stato titanico andare sulla Luna, ma solo Voyager-1 ha osato superare qualsiasi aspettativa andando dove ancora oggi egli può soltanto immaginare.

Come ogni impresa colossale che si rispetti, sembrava ogni cosa giunta al termine quando, a causa di un guasto al computer di bordo e arrivata ormai al pensionamento, nel 2023 la NASA ha smesso di ricevere dati dalla sonda. Ma il ripristino insperato del suo funzionamento ha permesso a noi terrestri di sapere ancora qualcosa di ciò che c’è oltre il sole e il suo sistema, in attesa che la gemella Voyager-2 la raggiunga e recuperi altre singolari informazioni. 

A lasciare stupita la Nasa e gli appassionati del campo è stato però l’ultimo problemino ai suoi propulsori che, ormai degradati dal tempo e dalle condizioni del diaframma di gomma nel serbatoio del suo carburante, si erano intasati di biossido di silicio. I propulsori di Voyager-1, 16 in tutto, svolgono l’importante funzione di aiutare la sonda a puntare verso la Terra, direzionando delicatamente l’antenna verso di noi. 

Per risolvere la questione a una distanza di 24 miliardi di km, un gruppo di ingegneri della NASA ha trascorso intere settimane a studiare la soluzione meno rischiosa per ripristinarne l’utilizzo, considerando tutti i rischi legati soprattutto alle basse temperature. Ed ecco che i rami dei propulsori, essendosi raffreddati, al momento dell’attivazione li avrebbero danneggiati gravemente con il risultato ultimo di renderli inutilizzabili. 

Ma spegnendo uno dei riscaldatori della sonda per un’ora, un po’ di energia per riscaldare i propulsori è stata racimolata, permettendo a quattro propulsori spenti dal 1980 di ripristinarsi e di consentire nuovamente a Voyager-1 di direzionarsi.

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