Vent’anni fa, l’uomo perdeva la sua prima partita a scacchi con un PC

Era l’11 maggio del 1997, quando il super computer Deep Blue riuscì a battere in sole 19 mosse Garry Kasparov, il più grande giocatore di scacchi di tutti i tempi.

Vent’anni fa, l’uomo perdeva la sua prima partita a scacchi con un PC

Sono trascorsi vent’anni da quell’11 maggio 1997, data che verrà ricordata come il momento in cui l’intelligenza artificiale riuscì ad avere la meglio sull’uomo. Quella domenica, a Manhattan, si disputò una combattutissima partita di scacchi tra Garry Kasparov e il super computer “Deep Blue”. E fu proprio quest’ultimo a uscirne vincitore.

Il computer dell’IBM riuscì così a riprendersi la rivincita dopo la sconfitta dell’anno prima. L’incontro del 1996 si era concluso con la vittoria del pluricampione del mondo di origine azera. Ad onor di cronaca è, però, doveroso riconoscere che si trattò di un’affermazione acciuffata per il rotto della cuffia.

L’IBM decise quindi di rifarsi sotto, sviluppando ulteriormente le capacità del suo computer. Il potenziamento del cervellone di “Deep Blue” fu tale da consentirgli di analizzare ben 200 milioni di mosse al secondo. Per il più grande giocatore di scacchi di tutti i tempi, non ci fu via di scampo, e fu costretto a capitolare dopo 19 mosse.

Da quel momento, l’intelligenza artificiale non ha più smesso di progredire. A distanza di vent’anni da quella sfida, sono stati compiuti passi da gigante. Nel 2008, a Las Vegas, il computer “Polaris” è anche riuscito a battere sei campioni di poker, ottenendo tre vittorie e un pareggio. Il risultato è sicuramente di tutto rispetto, soprattutto se si considera che siamo di fronte ad un gioco meno rigido degli scacchi, che tra le altre cose contempla anche la possibilità di bluffare.

Nel 2016, l’intelligenza artificiale ha sconfitto il campione europeo di dama cinese con un sonoro 5 a 0. Quest’anno, invece, è stata la volta dell’affermazione conseguita al Texas Hold’em, la variante più complessa del gioco del poker. Non è quindi un caso che l’ultima copertina della rivista Science sia stata dedicata proprio a questo avvenimento. 

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