La fantascienza, sia filmica che scritta, ce lo insegna: Marte è il pianeta che più d’ogni altro, nel sistema solare, ha stuzzicato l’immaginario collettivo. Ad pianeta rosso vengono dedicati costantemente film, bestseller, improbabili reality (“Mars One”) e vere e proprie missioni spaziali (con sonde, satelliti e Rover).
Proprio in tema di missioni spaziali sul celebre “Pianeta Rosso”, nessuna di esse ha – sin ora – mai previsto la presenza di esseri umani. Il motivo è semplice: per ora, il viaggio verso Marte sarebbe troppo lungo ed esporrebbe gli astronauti a parecchie radiazioni solari.
Un domani, però, tali pericoli saranno sconfitti e, quindi, si potrà colonizzare il nostro vicino spaziale. Appunto per prepararsi a questo domani, a tale eventualità, si è tenuto – a fine Agosto – un incontro dell’American Institute of Aeronautics and Astronautics (AIAA) Space 2015 nel corso del quale l’architetto Ondrej Doule ha presentato il progetto abitativo “SHEE” (Self-deployable Habitat for Extreme Environments).
L’idea, alla base di SHEE, è quella secondo cui sia difficile, su Marte, far costruire dei veri e propri moduli abitativi dalle macchine, a causa di imprevisti e costi molto alti. Più abbordabile, e semplice, potrebbe essere – invece – il prevedere che siano gli stessi uomini giunti su Marte a…”metter su casa”.
Ed è qui che entra in gioco “SHEE”. Quest’ultimo, infatti, è un complesso abitativo di 5 locali (ingresso, ambiente di lavoro, camere degli astronauti, cucina, servizi) che, proprio perché costituito da parti gonfiabili, tasselli rigidi e componenti robotiche, potrebbe essere facilmente assemblabile dagli stessi uomini spediti in missione.
Attualmente, il progetto SHEE è stato già sottoposto a prove di montaggio presso l’Università di Taru (Estonia), ora si dovrà valutarne il funzionamento, per almeno un paio di settimane, in condizioni estreme e, poi, finalmente, si potrà passare alla realizzazione del “manuale di montaggio”.
La finalità, come detto, è quella di approntare dei moduli abitativi che si prestino ad essere facilmente montati su altri mondi, certo, ma la cosa interessante del progetto SHEE è che quest’ultimo potrebbe anche fornire soluzioni abitative in parti del nostro mondo, colpite da calamità naturali e bisognose – per le persone del luogo – di un tetto che sia un po’ meglio di una semplice tendopoli…