Scoperta la corda di chitarra che si suona da sola

I ricercatori hanno scoperto una corda molto sottile che, in determinate caratteristiche, vibra da sola, solamente con il passaggio di corrente. Ecco come funziona.

Scoperta la corda di chitarra che si suona da sola

Giocando con i campi elettrici e i circuiti, alcuni scienziati hanno creato una corda simile a quella della chitarra che vibra da sola, e dunque emette dei suoni in “autonomia”. Alla base di queste vibrazioni, la cui relativa ricerca completa è stata pubblicata sulla rivista Nature Physics, c’è un impulso elettrico.

Per creare la corda autosuonante i ricercatori hanno preso un nanotubo in carbonio: si tratta di un filo che presenta uno spessore pari a 3 nanometri, l’equivalente di un miliardesimo di metro, cioè 100 mila volte più sottile di una normale corda di chitarra. Il nanotubo è stato portato sulle estremità ad una temperatura prossima allo zero assoluto (cioè 0 gradi Kelvin), e appoggiato su dei supporti metallici. Hanno notato che la sezione centrale del filo continua a vibrare ed è possibile agire variando il valore della corrente per cambiare il comportamento del filo.

La corda di chitarra che suona da sola

Il funzionamento è identico a quello di una corda di una chitarra: normalmente, per far emettere un suono è necessario pizzicarla e farla vibrare. In questo caso è stata applicata una tensione oscillante. Non utilizzando quest’ultima però, in opportune condizioni è possibile farla oscillare da sola. 

Il capo dei ricercatori dell’esperimento ha spiegato che ci è voluto del tempo per capire il motivo di queste oscillazioni in autonomia. La ragione per cui avviene ciò sta nel fatto che il filo, essendo molto sottile, viene percorso da elettroni posti in “fila indiana”. Pertanto, nel momento in cui si muovono sul filo, è come se dessero una spinta. Con i giusti parametri, è possibile sincronizzare le spinte facendo oscillare la corda.

Essendo lo spessore particolarmente ridotto, la frequenza alla quale suona è molto alta: si parla di 231 milioni di Hertz, l’equivalente di 21 ottave al di sopra dell’accordatura di una chitarra standard. Il suo utilizzo è tutt’altro che musicale: potrebbe aiutare ad amplificare ancora di più ciò che viene visto ai microscopi.

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