Meta apre il nuovo anno al centro di due notizie che stanno facendo discutere: da un lato, le accuse di violazione del copyright nei confronti del team che sviluppa i modelli AI Llama, e dall’altro, la scoperta di una grave vulnerabilità nella piattaforma pubblicitaria di Facebook, prontamente risolta grazie a un ricercatore di sicurezza. Entrambe le vicende sottolineano le sfide e le complessità che l’azienda di Mark Zuckerberg si trova ad affrontare.
La controversia sui dati usati per l’AI Llama
Un recente caso legale, Kadrey v. Meta, ha portato alla luce documenti che accusano Meta di aver utilizzato un dataset di opere protette da copyright per l’addestramento dei suoi modelli AI. Secondo quanto emerso, il CEO Mark Zuckerberg avrebbe approvato l’uso di “LibGen“, un aggregatore di link che fornisce accesso a libri e articoli protetti da copyright, nonostante preoccupazioni interne al team di Meta. Le accuse non si limitano al semplice utilizzo di dati protetti: secondo i querelanti, Meta avrebbe anche cercato di nascondere le sue azioni rimuovendo informazioni sul copyright dai file utilizzati per l’addestramento.
Questa pratica, qualora confermata, costituirebbe una violazione dei diritti d’autore e potrebbe avere conseguenze legali significative. Meta ha difeso le sue azioni appellandosi al concetto di “fair use“, sostenendo che i dati siano stati trasformati per creare un prodotto nuovo. Tuttavia, molti autori, tra cui Sarah Silverman e Ta-Nehisi Coates, rigettano questa posizione, accusando l’azienda di non rispettare i loro diritti. Il caso rimane aperto, ma le rivelazioni hanno già suscitato reazioni negative, alimentate anche dalle osservazioni del giudice Vince Chhabria, che ha criticato Meta per aver cercato di limitare la pubblicità negativa piuttosto che proteggere informazioni sensibili.
Bug critico risolto nella piattaforma pubblicitaria di Facebook
Parallelamente, Meta si è distinta per la rapida risoluzione di una grave vulnerabilità nella piattaforma pubblicitaria di Facebook. Il ricercatore di sicurezza Ben Sadeghipour ha scoperto un difetto che consentiva di eseguire comandi su un server interno, potenzialmente offrendo accesso all’intera infrastruttura di Facebook. La falla, legata a un problema noto nel browser Chrome utilizzato nel sistema pubblicitario, è stata segnalata a Meta nell’ottobre 2024 e risolta in appena un’ora. Per il suo contributo, Sadeghipour ha ricevuto un premio di 100.000 dollari attraverso il programma di bug bounty dell’azienda.
Il ricercatore ha sottolineato come le piattaforme pubblicitarie siano bersagli appetibili per i cybercriminali, data la complessità dei dati gestiti. Sebbene non abbia esplorato tutte le possibili azioni che avrebbe potuto compiere una volta ottenuto l’accesso, il rischio di manipolazioni o furti di dati era significativo.