Meta è al centro dell’attenzione internazionale con tre sviluppi cruciali che toccano temi scottanti come la privacy, l’intelligenza artificiale e la regolamentazione del mercato. Da un lato, l’azienda ha avviato una controversa iniziativa per utilizzare i contenuti pubblici degli utenti europei nell’addestramento dei suoi modelli di intelligenza artificiale. Dall’altro, si trova ad affrontare un maxi-processo antitrust negli Stati Uniti, che potrebbe ridisegnare la sua strategia di acquisizioni e consolidamento nel mercato digitale. Infine, l’ambizioso progetto del metaverso, tanto voluto da Mark Zuckerberg, continua a presentare difficoltà finanziarie e di gestione, suscitando preoccupazioni tra gli investitori e spingendo l’azienda a rivedere le proprie ambizioni per il futuro. In questo contesto, Meta è chiamata a confrontarsi con nuove sfide legali, economiche e strategiche che potrebbero influenzare profondamente la sua evoluzione nei prossimi anni.
Meta sfrutta post pubblici europei per l’AI; utenti possono opporsi
A partire da questa settimana, Meta ha avviato una nuova iniziativa che ha scatenato polemiche. L’azienda ha iniziato ad utilizzare i contenuti pubblici degli utenti europei – inclusi post, commenti e interazioni su Facebook, Instagram e altre piattaforme di sua proprietà – per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale generativa. L’obiettivo dichiarato è migliorare le capacità linguistiche e contestuali dei suoi algoritmi, creando un’intelligenza artificiale in grado di comprendere dialetti, espressioni locali e sfumature culturali tipiche dell’Europa.
Meta ha spiegato che gli utenti dell’Unione Europea riceveranno notifiche via email e all’interno delle app, spiegando quali dati verranno raccolti e come verranno utilizzati. In più, gli utenti avranno la possibilità di opporsi all’utilizzo dei propri contenuti pubblici attraverso un modulo, come previsto dal Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). È importante notare che Meta ha assicurato che non saranno utilizzati messaggi privati né dati di minori. Nonostante le critiche, l’azienda difende la propria posizione, affermando che la sua prassi è in linea con quella di altre big tech, come Google e OpenAI, e che il suo approccio è conforme alle linee guida europee, confermato anche dal parere favorevole dell’EDPB. In aggiunta, Meta ha avviato un dialogo con l’autorità irlandese per la protezione dei dati per garantire la trasparenza e la legittimità del processo.
Zuckerberg di nuovo in tribunale: il maxi-processo antitrust della FTC
Oltre alle problematiche relative ai dati, Meta è al centro di un’altra battaglia legale che potrebbe cambiare il volto della sua operatività negli Stati Uniti. La Federal Trade Commission (FTC) ha avviato un procedimento antitrust che accusa l’azienda di aver rafforzato il suo monopolio digitale con le acquisizioni di Instagram nel 2012 e di WhatsApp nel 2014. Secondo l’accusa, Meta avrebbe usato una strategia “acquista o affossa” per eliminare la concorrenza nel settore della messaggistica e dei social media.
Il processo, che si svolge a Washington D.C., potrebbe costringere Meta a separarsi da Instagram e WhatsApp se il giudice dovesse accogliere le richieste della FTC. A far crescere l’interesse pubblico c’è il ritorno di Mark Zuckerberg in aula, dove dovrà difendersi da queste accuse. Alcuni email rivelate durante il processo sembrano suggerire che Zuckerberg avesse dichiarato, in modo informale, che sarebbe stato “meglio comprare che competere” con Instagram e WhatsApp. La difesa, però, ha risposto che l’intento di Zuckerberg non ha rilevanza legale, dato che le acquisizioni hanno portato benefici concreti agli utenti, migliorando la qualità dei servizi offerti dalle piattaforme. Il caso potrebbe segnare una tappa fondamentale nella regolazione del mercato digitale e definire la capacità delle aziende di acquisire i concorrenti per rafforzare la propria posizione dominante.
Meta e il sogno del metaverso: una crisi senza fine
In parallelo alle questioni legali e ai dubbi sull’utilizzo dei dati, Meta continua a inseguire la sua visione di un futuro immersivo nel metaverso, ma finora ha incontrato solo difficoltà finanziarie. Il progetto metaverso, lanciato con grande enfasi nel 2021 con il rebrand dell’azienda da Facebook a Meta, ha visto una progressiva crescita delle perdite economiche, diventando uno dei più grandi fallimenti finanziari nella storia tecnologica.
Secondo i dati riportati da Yahoo! Finance, i Reality Labs – la divisione incaricata dello sviluppo delle tecnologie AR e VR – hanno accumulato perdite superiori a 46 miliardi di dollari. Solo nel 2023, le spese della divisione hanno raggiunto i 18 miliardi di dollari, a fronte di ricavi che si sono fermati a 1,9 miliardi di dollari, un disavanzo che ha suscitato crescenti preoccupazioni tra gli investitori. Le ragioni di queste perdite sembrano risiedere non solo nell’incapacità di generare un ritorno economico immediato, ma anche in una gestione interna ritenuta inefficace. Secondo alcune fonti interne, diversi dirigenti dei Reality Labs provengono da altre divisioni di Meta (come Instagram e Facebook) e non possiedono le competenze necessarie per gestire un progetto tanto ambizioso quanto complesso. La mancanza di una visione chiara e coerente potrebbe essere alla base di una crisi che ora mette a rischio il futuro dell’intero progetto. Meta ha dato appuntamento al 2025 come anno cruciale, in cui si dovranno fare i conti con i risultati di questa ambiziosa, ma finora fallimentare, strategia. In caso di fallimento, non si esclude un ridimensionamento radicale degli investimenti nel metaverso.