Il cinema sta sfoderando tantissimi bei film inerenti l‘intelligenza artificiale. Qualche anno fa, la pellicola il “Tagliaerbe”, con Pierce Brosnan, introdusse il tema di un’intelligenza collettiva creata in un ambiente virtuale, connettendo tutte le risorse informatiche mondiali ad una sensibilità di origine umana. Poi è stata la volta di del tenero “Her”, con Joaquin Phoenix, in cui un uomo si innamorava di una pura intelligenza artificiale senza corpo e, in tempi recenti, abbiamo potuto assistere a “Ex Machina”, con l’incantevole Alicia Vikander, incentrato sul tema di un’intelligenza artificiale che si evolve a tal punto da…emanciparsi dal suo demiurgo umano.
Chi, visti i film in questione, pensasse all’Intelligenza artificiale come a un qualcosa che può esistere solo nella mente di qualche geniale sceneggiatore hollywoodiano, però, rischierebbe di sbagliarsi davvero molto. Almeno secondo le ultime informazioni che stanno provenendo dai quattro angoli del globo.
E’ notizia di queste ore, ad esempio, che il nipponico “National Institute of Informatics” abbia ripetuto l’esperimento realizzato un mese fa dal suo omologo statunitense, l’Allen Institute for Artificial Intelligence, nel mettere alla prova un’intelligenza artificiale con i test che di ammissione proposti agli studenti universitari. Se nel caso americano, la macchina si era dimostrata di poco inferiore agli umani (in una scala 0-800, l’AI totalizzò 500 punti contro i 513 degli studenti in carne e ossa), nel caso del Sol Levante a prevalere è stata l’intelligenza artificiale (511 contro 416, in una scala da 0 a 950) con una spiccata predilezione per la storia e la matematica.
Attenzione! Nell’ottenere il risultato in questione, l’AI dagli occhi a mandorla non ha usato solo potenza di calcolo e storage ma, soprattutto, capacità di comprensione e di interpretazione del linguaggio. Un po’ come quello che sta avvenendo, nel piccolo, a Now…l’assistente vocale di Google che, ora, è capace anche di capire le domande più complesse.
Al di là del Pacifico, poi, anche Facebook – negli USA – sta portando avanti esperimenti davvero interessanti sull’AI. Zuckerberg, in particolare, visti i notevoli esperimenti in alcune realtà del settore, ha dichiarato che, entro 10 anni, spera di pareggiare l’intelligenza umana quando a vista, udito, comprensione del linguaggio e capacità cognitive in generale. Nel frattempo, comunque, conta di utilizzare l’immensa mole di dati del suo social network per creare un assistente vocale che, dopo esser divenuto capace di riconoscere persone ed oggetti nelle foto, sia anche in grado di trovare ciò che è più rilevante per ciascuno di noi. Non per nulla il nome di tale assistente sarà M, come MonnyPenny (segretaria di 007) o…come mentalista.
Intanto, mentre si verifica questo ping-pong mondiale sull’Intelligenza artificiale che potrebbe davvero superare l’uomo entro la fine di questo secolo, capita che la Deep Knowledge Ventures, con sede a Hong Kong, nomini come suo sesto consigliere nel board amministrativo, un algoritmo particolarmente bravo nel capire la redditività degli investimenti. Iniziate ad avere un po’ di paura?