Nel romanzo/film di Michael Crichton “Terminale Uomo”, si raccontava la storia di un uomo affetto da epilessia psicomotoria che veniva curato attraverso l’impianto di alcuni chip intracranici. Lo scenario, in questo caso di pura fantascienza, potrebbe presto diventare realtà grazie ad un’invenzione dell’Università dell’Illinois che realizzato il primo chip in silicio impiantabile nel cervello.
A riportare la notizia di cui sopra è stata la rivista scientifica “Nature”, spesso adoperata nell’ambito scientifico per pubblicare gli esiti di alcune ricerche. Nella fattispecie oggetto del nostro articolo, Nature avrebbe riferito di come i ricercatori dell’Università statunitense dell’Illinois abbia realizzato un chip intracranico – più piccolo di un chicco di riso – che può essere adoperato per monitorare, in tempo reale, persone che hanno subito un’operazione o individui affetti da patologie cerebrali (es. chi ha avuto un attacco ischemico).
Il Chip in questione sarebbe realizzato con fogli sottilissimi di silicio e sarebbe del tutto biodegradabile. Dopo aver concluso la sua missione, infatti, il chip in questione riceverebbe l’impulso ad autodistruggersi, procedimento che avverrebbe con l’ausilio dei liquidi cerebro-spinali: i residui, poi, sarebbero del tutto assorbiti e smaltiti dal corpo.
Ad oggi, il chip impiantabile nel cervello è stato già sperimentato, con successo, su alcuni topi: in particolare si è visto come abbia ridotto i rischi di infezione post-operatoria, fornendo – nel contempo – informazioni in tempo reale sui parametri oggetto di monitoraggio. Una soluzione, quindi, assai meno invasiva (ma comunque molto efficace) rispetto agli attuali strumenti di monitoraggio cerebrale.
Non è ancora noto quando verranno eseguiti i primi test su elementi umani ma, oramai, è chiaro che l’espressione “tecnologia indossabile a scopo medicale” acquisterà un nuovo significato nel prossimo futuro. Un futuro nel quale si sarà sempre più vicini alla generazione del primo cyborg: anche grazie al primo chip in silicio intracranico di cui ha riportato notizia la rivista Nature.