Il nord Europa è sempre all’avanguardia in tema di sviluppo sociale. Qualche mese fa fu la Finlandia a stupire il mondo con le dichiarazioni di un membro del Consiglio Nazionale dell’Educazione finlandese secondo il quale le scuole del suo paese dovevano passare dalla scrittura a mano, che non si sarebbe più dovuta insegnare, a quella esclusivamente digitale, ovvero alla scrittura al computer. Tranne qualche parziale retromarcia, l’intento sembra – a tutt’oggi – confermato.
Nel frattempo sotto i riflettori è finita anche la Norvegia, ma con un proposito più “soft”: trasferire tutte le radio sul digitale. In pratica, il governo Norvegese ha stabilito che a partire dal 2017 non vi saranno più, nell’intero paese, trasmissioni basate sullo standard FM (lo standard AM non era già presente): si inizierà dal nord e si proseguirà a tappe forzate di un paio di regioni per volta sino a coprire l’intero paese.
Già oggi lo switch off è nelle corde dei norvegesi visto che la maggior parte di essi, circa il 56%, ascolta la radio digitale mentre solamente il 44% è rimasto alla vecchia radio FM. L’unico ostacolo, al momento, è rappresentato dal settore automobilistico, visto che in quell’ambito lo standard “Digital Audio Broadcasting” è stato adottato solo su 1 auto su 5.
Cosa si guadagnerà col nuovo standard? Innanzitutto si rimetterà in moto l’economia: 8 milioni di impianti radiofonici norvegesi andranno sostituiti in una rivoluzione che ricorda un po’ quella della tv digitale terrestre, ormai standard in tutt’Europa. Oltre a ciò, la sintonizzazione delle stazioni radio sarà istantanea, la loro ricezione sarà pulita e senza interferenze e, se si vuole, anche corredata da immagini ed informazioni di corredo (es. sul traffico).
E noi italiani? A consultare le mappe inerenti la diffusione del Dab nel Bel Paese si nota come vi siano molti apparecchi nella Pianura Padana e nell’area toscana ma quasi nessuno nel centro-sud. Anche gli impianti di diffusione, per lo più privati, sono pochi e non egualmente distribuiti sul paese: dovremo attendere ancora un paio di anni per avere almeno una distribuzione del 75% della radio digitale nella penisola italiana. Come al solito le novità, in Italia, arrivano in…differita.