Era il lontano 2004 quando nelle sale cinematografiche di tutto il mondo veniva proiettato il film “Io, Robot” che vedeva Will Smith come protagonista. La pellicola, ambientata nel 2035, mostrava come i robot ormai fossero la routine nella vita di tutti i giorni: erano perfettamente integrati agli uomini. Ora siamo nell’anno 2017, e quella realtà non è ancora molto lontana.
“Buon pomeriggio, mi sentite?” è così che ha esordito al Wired Next Fest di Firenze (dopo una breve comparsata in un recente evento a Hong Kong) la voce di Sophia, l’androide antropomorfo sviluppato da David Hanson. Ben Goertzel, il Ceo di SingularityNet, lancerà nel 2018 una piattaforma open per far evolvere maggiormente le intelligenze artificiali.
Durante l’incontro, lo stupefacente androide ha dato prova delle sue capacità parlando e rispondendo alle domande poste da Goertzel: il tutto è stato eseguito con assoluta naturalezza e con una perfetta mimica facciale, tanto da assumere espressioni veramente realistiche. Il volto è composto in parte da siliconi e in parte da altri composti organici atti a garantire una naturalezza facciale senza pari. Il robot è stato volutamente presentato con la calotta in vista perché sia chiara l’idea che una macchina riesca ad imitare gli aspetti umani.
L’espressività di Sophia è stata insegnata attraverso la visione di film ed elementi presi da internet. Il robot è stato in grado di riprodurre parti di film imitando fedelmente le espressioni facciali utilizzate dagli attori.
Per quel che riguarda l’aspetto logico di Sophia, è stato utilizzato un algoritmo di intelligenza artificiale che, momentaneamente, le permetterà di sostenere delle conversazioni di medio-bassa complessità. Non c’è nulla da temere però perché, infatti, la “mente” del robot negli anni diventerà sempre più evoluta. Il problema attuale delle IA è che ognuna di esse si occupa di qualcosa di specifico e ancora non è stato sviluppato un modo efficace di collegarle tra loro rendendo quindi la mentalità robotica più elastica e simile alla nostra.
La soluzione per espandere la mente robotica è vicina, infatti SingularityNet ha in mente una piattaforma basata sul cloud che connetta i vari moduli dell’intelligenza artificiale, ampliando quindi le sue funzioni.
Il progetto è ancora ad una fase embrionale ma, nei prossimi otto anni, sarà realistico aspettarsi dei robot di intelligenza superiore che siano paragonabili a noi umani.