Il Codice a barre ha 70 anni e molta strada davanti

L'idea del codice a barre si deve a un professore e a uno studente del Drexel Institute of Technology di Philadelphia, 70 anni fa. Oggi è sviluppata nel QrCode e, presto, nel codice 3D.

Il Codice a barre ha 70 anni e molta strada davanti

Apparso per la prima volta negli Stati Uniti il 7 ottobre 1948, il codice a barre oggi compie 70 anni. L’idea di una sequenza di linee capaci di comunicare velocemente dei dati si deve a un professore, Norman Joseph Woodland, e a uno studente, Bernard Silver, del Drexel Institute of Technology di Philadelphia.

Lo sviluppo del codice a barre

Professore e studente avevano avuto la precisa richiesta da parte di un’azienda alimentare di rendere automatiche le operazioni di cassa. I due idearono una sequenza di barrette che un sensore avrebbe potuto interpretare. Il brevetto arrivò dopo quattro anni, nel 1952, l’idea si diffuse, e venne apprezzata dal mondo intero a partire dal 1974.

Il 1974 segna la data in cui l’idea è stata migliorata a livello tecnologico proprio per renderla fruibile nel mercato. Il 26 giugno 1974, alle ore 8.01 è stato venduto il primo pacchetto di gomme in un negozio di alimentari, negli Stati Uniti. Da quel momento, la diffusione dei prodotti con il codice a barre è stata inarrestabile. Oggi moltissimi settori industriali la utilizzano durante tutto il ciclo di produzione fino alla distribuzione.

Il codice a barre lo troviamo ovunque: nelle etichette dei prodotti alimentari, nei prodotti tecnologici, nelle ricette mediche, nei libri e, presto, anche nelle nanotecnologie. Il codice a barre in code 128 si mostra come sequenza di linee che una macchina apposita sa decifrare per restituire all’uomo la descrizione completa di un oggetto. Inizialmente, l’idea voleva creare delle ‘etichette’ facilmente leggibili da un fascio di luce. Più tardi, l’invenzione del laser, molto più potente di un fascio di luce, riuscì a far funzionare la lettura del codice a barre.

Da idea nasce idea, il codice a barre infatti ha anche delle versioni più moderne: i QrCode o gli Rfid. Pare che la prossima tappa dello sviluppo del codice a barre stia nei codici 3D, ologrammi che possono racchiudere una quantità smisurata di informazioni. Ansa scrive che “delle versioni ‘miniaturizzate’ stanno facendo il loro ingresso anche nel mondo della medicina e delle nanotecnologie, per marcare cellule tumorali o farmaci per capire se hanno colpito il loro bersaglio”

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