Un algoritmo studiato e messo a punto nei laboratori di Google per la prima volta esce dalle piste tracciate dai suoi predecessori: si tratta di un’intelligenza artificiale capace di salvare la vita umana e non semplicemente aiutarla nelle piccole difficoltà della vita.
L’iter di questo studio è stato pubblicato da Google che sostiene di aver addestrato degli algoritmi di deep learning perché possano prevedere l’esito di una degenza, sia esso positivo o negativo, già al momento in cui un paziente entra all’ospedale.
L’esito è calcolato facendo riferimento alla storia passata del paziente. In poche parole, Google sostiene che questo sistema può intravvedere se il paziente è a rischio decesso uno o due giorni prima rispetto ai metodi finora utilizzati. Questi due giorni garantiscono ai medici la possibilità di intervenire con cure adatte prima ancora che la gravità si manifesti, salvando la vita alla persona.
L’algoritmo è tanto più efficace quante più informazioni ha a disposizione, così come accade nei sistemi basati sul deep learning. Il software elabora le informazioni, cercando le correlazioni tra i dati, cosa difficile all’occhio umano per la per la quantità dei dati stessi.
L’algoritmo di Mountain View è stato addestrato al suo compito utilizzando i dati di 216mila ricoveri di circa 114 mila pazienti adulti: la storia clinica degli ultimi sette anni di queste persone ha generato 46 miliardi di informazioni tra ammissioni, anamnesi, analisi, esiti, prescrizioni, diagnosi ecc. Il software ha cercato anche di decifrare quanto medici e infermieri appuntavano, ed è riuscito a individuare alcuni termini ricorrenti che hanno portato a una priorità nell’analisi.
L’elaborazione dei dati, nel loro insieme, ha garantito agli algoritmi di Google una precisa comprensione delle condizioni dei pazienti, offrendo ai medici spunti di previsione, suggerimenti su approfondimenti, ed esami appropriati: a volte, gli algoritmi sono riusciti anche a smontare le diagnosi sbagliate.
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale in campo medico pare possa avere futuro, ma è in fase sperimentale, e si attende il punto di vista dei ricercatori indipendenti.