Google potrebbe prevedere le possibilità di vita dei pazienti, ma è frenata dal Gdpr

Un algoritmo di Google può aiutare il sistema sanitario a calcolare le possibilità di vita di un paziente, ma la raccolta di dati sensibili è frenata dal Gdpr.

Google potrebbe prevedere le possibilità di vita dei pazienti, ma è frenata dal Gdpr

Google sta mettendo a punto un algoritmo capace di prevedere la morte di una persona. Se ci riuscisse, il primo a trarne un vantaggio economico sarebbe proprio il sistema sanitario, che potrebbe organizzare ricoveri e cure in base alle possibilità di vita della persona.

Durante il mese di maggio, Google ha dimostrato la sua attendibilità nel caso di una donna, giunta in un ospedale cittadino inglese nell’ultimo stadio della sua grave malattia, un cancro. Le probabilità che la donna sarebbe venuta a mancare nei giorni del ricovero era stata calcolata attorno al 9,3%.

L’algoritmo di Google, dopo aver letto 175.639 informazioni riguardanti la salute della donna, aveva stimato una percentuale di probabilità molto più alta della precedente: 19,9. La donna, come da stime, è mancata dopo pochi giorni.

Non è la prima volta che si parla di intelligenza artificiale capace di leggere grosse mole di dati e di trarne dei risultati orientativi. Nel progetto di Google ha collaborato anche Nigam Shah, dell’Università di Stanford: l’esperto ha spiegato che questo algoritmo raccoglie le informazioni sul paziente ovunque si trovino, nei file PDF delle cartelle sanitarie come nei vecchi appunti cartacei.

La domanda che tutti si pongo è sul come verranno usati tanti dati sensibili. Le società che se ne occupano assicurano che resteranno “anonimizzati”, ma c’è chi non s’accontenta. Una società di Google, la DeepMind, è stata da poco “accusata dal regolatore inglese di avere usato dati sanitari pubblici con finalità diverse da quelle con cui erano stati raccolti“, scrive “cinquantamila.corriere.it“.

Il problema della raccolta dati sensibili riguarda anche l’Italia (la sola Regione Lombardia conserva 1,5 miliardi di dati dei cittadini, per lo più informazioni sanitarie): la gestione di questi dati è una questione aperta da tempo con Google e Ibm. Il regolamento europeo, Gdpr, entrato in vigore lo scorso maggio, ha in qualche modo frenato la corsa ai dati, ma la tecnica a fin di bene pare voler avanzare.

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