Chi dice che per trovare un’innovazione importante, occorra – per forza – presenziare al Ces di Las Vegas, all’Ifa di Berlino, o al MWC di Barcellona?
In giro per il mondo vi sono tante fiere dell’innovazione tecnologica, magari minori, ma non certo per l’importanza di ciò che possono sfornare.
E’ il caso della Innovation Japan 2015 di Tokyo dove, il professor Mitsunobu Sato della Kogakuin University (nelle prefettura di Shinjuku), ha presentato una tecnologia per la creazione di “finestre smart”.
In sostanza le finestre presentano due elettrodi alle estremità, quello positivo è fatto di litio-ferro-fosfato, mentre quello negativo è composto di litio esafluorofosfato: gli elettrodi in questione sono stati assottigliati a 80/90 nanometri, diventando – in tal modo – invisibili e costituendo quello che, in altre occasioni, sarebbe il vetro della finestra.
Quello che si verifica è più semplice di quanto non si pensi: quando la finestra è attraversata dalla luce, tende a oscurarsi un po’, in modo da fare resistenza ed assorbire luce (un po’ come il colore nero). Questo permetterebbe alla batteria/finestra di ricaricarsi: una volta “piena”, la finestra tornerebbe alla sua normale trasparenza e potrebbe fornire l’energia per i più disparati scopi.
Indubbiamente qualche piccolo elettrodomestico potrà essere alimentato in questo modo ma il vero campo di applicazione è ben più interessante di quanto prospettato da un semplice uso “domestico”: i ricercatori della Kogakuin University, infatti, tenteranno, verosimilmente, di creare un display per smartphone che abbia le caratteristiche di questa batteria/finestra.
Potremo, così, avere dei device mobili (smartphone, tablet, smartwatch etc) che, con display leggibilissimi sotto la luce del sole (vi par poco?), avranno una fonte di energia supplementare rispetto a quella che potrà venire da un nuovo prototipo di batteria, o da una delle tante implementazioni software oggi in corso di sperimentazione (proprio in questi mesi Google sta sperimentando “Hush”…).
A separarci da quest’ambito risultato, al momento, vi è solo un ostacolo. No, non è la difficoltà di creare schermi sottili o flessibili (lo si fa già da qualche tempo e bene): il vero problema consiste nel ciclo di ricarica di questa batteria “trasparente”. Attualmente non si riesce a infrangere il limite dei 20 cicli di ricarica.
Un po’ pochino ma le prospettive appaiono rosee nelle terre del Sol Levante. Basterà solo aspettare…