Il mantello dell’invisibilità, come quello di Harry Potter per intenderci, è sempre stata una sorta di chimera fantascientifica desiderata più o meno da tutti, per i motivi più disparati.
Finora tutti i tentativi di realizzarne uno si sono scontrati con delle difficoltà di carattere tecnico molto serie: a volte, i “mantelli” realizzati erano poco maneggevoli, a volte riflettevano solo determinate lunghezze d’onda (si: funzionano così e la magia c’entra ben poco!), a volte – poi – non erano in grado di avvolgere le cose da mimetizzare.
Qualcosa sembra finalmente essere cambiato. La prestigiosa rivista “Science” riporta di un esperimento tentato, sotto la supervizione di Xiang Zhang, da membri dell’Università della California, dell’Università saudita King Aldulaziz, e del Laworence Berkley National Laboratory.
I ricercatori in questione, riporta la nota rivista scientifica, sarebbero riusciti a creare un tessuto molto sottile (80 nanometri), quasi una seconda pelle, costituito da nanoantenne d’oro intrecciate l’una all’altra: queste ultime, una volta attivate, sarebbero in grado – come fa uno specchio piatto con la luce riflessa – di incanalare la luce deviandola dagli oggetti che ricoprono.
Risultato? L’oggetto scompare, letteralmente, nell’ambiente. Per ora, parlare di oggetti è prematuro: l’esperimento è stato condotto effettivamente ma è riuscito ad occultare solamente due cellule. Tuttavia, il tessuto invisibile è ritenuto molto scalabile e ciò fa sì che si possano coprire, quindi, elementi di tutte le dimensioni.
Al momento non è ancora possibile immaginare un utilizzo pratico di un tale rivestimento: a parte, purtroppo, i soliti utilizzi militari (quasi scontati), il mantello dell’invisibilità si potrebbe adoperare anche per mimetizzare le strutture delle pale eoliche per non abbruttire dei pregiati panorami paesaggistici. Persino le antenne paraboliche che, sovente spuntano come inestetici funghi dai palazzi, potrebbero essere occultate. Sono solo degli esempi, ma rendono bene la portata delle tante potenzialità che questa scoperta, ancora da perfezionare, potrebbe avere in un lontano domani.