Cook. Apple non evade neanche un dollaro sul grande fatturato estero

Nuovi dettagli emergono a proposito dell'intervista che Cook, Ceo di Apple, ha rilasciato al talk "60 Minutes". Dopo il tema sulla privacy, Cook - parlando di tasse - avrebbe ribadito che Apple non evade nulla sull'immenso fatturato realizzato oltreoceano.

Cook. Apple non evade neanche un dollaro sul grande fatturato estero

Come sappiamo, Tim Cook, il CEO di Apple, ha di recente rilasciato un’intervista alla trasmissione “60 Minutes”, in onda su CBS, durante la quale ha parlato di diversi temi riguardanti l’azienda con sede a Cupertino. Dopo alcune domande sul tema di come gli iDevice tutelino la privacy dei propri utenti, Cook è stato sottoposto alla classica mitragliata di domande sui temi fiscali e delle tasse pagate dalla sua impresa tecnologica.

In tema di privacy, lo abbiamo già ricordato, il CEO di Apple ha spiegato – a 60 Minutes – che in tema di privacy nulla devono temere i fan della mela morsicata perché grazie alla criptazione end-to-end nelle conversazioni con iMessage e FaceTime, a prova di backdoor, nessuno potrà mai decodificare quello che due persone si dicono. Questo perché i moderni device mobili contengono troppe informazioni personali e lasciare una porta aperta vorrebbe dire metterla a disposizione di chiunque.

Sulla privacy ci siamo, potremmo dire. E in merito alla fiscalità? Sul nuovo argomento, Tim Cook ha leggermente perso il suo proverbiale aplomb di fronte alle stringenti domande poste dal suo intervistatore, il noto anchorman Charlie Rose. In particolare è stato osservato che Apple guadagna molto e paga molto, in tasse, negli USA ma fattura molto anche all’estero.

Qui, Cook ha spiegato che il motivo è molto semplice. La Apple è un’azienda molto destrutturata che, oltre ad avere diverse basi produttive in Cina (per via delle competenze di cui necessità), ha anche gran parte del suo business oltreoceano

A questo punto dell’intervista a 60 Minutes, a Cook è stato chiesto perché non portasse in patria questo “business” e la risposta, piccata, è stata che la colpa è della fiscalità statunitense che è ferma all’era industriale mentre Apple è un’azienda dell’era digitale. Ora come ora, concentrarsi in modo esclusivo sugli States, costerebbe alla sua azienda il 40% in più e questo è inaccettabile.

Touché, quindi? Neanche per sogno, Rose ha chiesto conto – a questo punto – di tutte quelle manovre ed i filtri che Apple, con l’avallo anche di governi stranieri, metterebbe in campo per sottopagare (quando va bene) le tasse sui 74 miliardi di dollari fatturati all’estero. Non l’avesse mai fatto. Su tale argomento Cook si limitato a dire che Apple è l’azienda che paga più tasse in America, che tutte quelle voci di cui sopra son solo “spazzatura politica”, e che – a conti fatti – Apple paga “ogni singolo dollaro di quel che dovrebbe“.

Insomma, dall’intervista di Cook, Ceo di Apple, a 60 Minutes emerge come sia piuttosto facile parlare delle cose che vanno bene (nuovi progetti, nuove sedi, ottima tutela della privacy): tutto fa pubblicità ed autopromozione. Quando i temi si fan scottanti, come nel caso della parte finale della puntata di 60 Minutes in cui si son fatti i conti in tasca a Cook, forse è meglio portare con sé una buona dose di antiemetici contro l’acidità di stomaco…

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