Una delle mode del momento, visibile anche nei trends su Google, è quello della tecnologia indossabile, wearable, per dirla all’inglese.
All’inizio questa tecnologia si è tradotta in occhiali per la realtà aumentata, poi è stata la volta di smartwatch e smartband: quello che mancava, sin ora, era qualcosa di realmente indossabile, qualcosa che avvolgesse il nostro corpo.
A pensarci, in occasione delle prime sfilate di moda, è stata la “Chromat” che ha presentato, al “Mode Fashion Week”, la sua collezione “Primavera-Estate 2016” ispirata al concetto di Biomimetica, ovvero soluzioni a problemi umane ricavate dagli insegnamenti della natura.
L’ambiente – si sa – è malleabile e viene, dall’uomo, adattato ai suoi bisogni: in virtù di questo principio, i vertici della Chromat hanno pensato ad un abbigliamento concepito come architettura interattiva che sappia “adattarsi a chi lo indossa”.
Per consentire quest’adattabilità interattiva ai propri capi di vestiario, i progettisti di questa società hanno pensato di ricorrere a un cervello elettronico miniaturizzato, un processore Intel Curie costituito da un Soc Quark SE a 32 Bit, abbinato a 384 kilobytes di memoria flash ed a una memoria SRM di 80 kilobyte.
Il compito di questo processore è di ricevere le informazioni provenienti dai sensori ad esso collegati (sensore a 6 assi, giroscopio, accelerometro), di rielaborarle e di fornire delle risposte “adattive”.
Prendiamo il caso del primo capo d’abbigliamento presentato, il “Chromat Aeros Sports Bra”: apparentemente è un reggiseno, d’accordo. Ad un occhio più attento ed approfondito, sotto il “cofano” si trova appunto il processore prima citato che, grazie ai sensori, anche di temperatura, è in grado di capire quando si ha caldo o si sta sudando e di favorire il raffreddamento della pelle allargando le maglie della fibra con la quale è costituito il presente reggiseno.
Ancora più performante e sbalorditivo sembra essere, poi, il secondo prototipo indossabile. E’ il “Chromat Adrenaline Dress” che, come evidenziato dal nome, è un vero e proprio abito in neoprene (stampato in 3D) con una struttura posteriore (in carbonio) simile al ventaglio di piume esibito dal pavone in determinate circostanze.
Nel frangente specifico, la struttura viene aperta quando il processore – attraverso i sensori di parametri vitali – rileva un aumento dell’adrenalina.
Non è ancora dato sapere se quelli che, allo stato attuale, son solo prototipi finiranno sul serio sul mercato. Immaginiamo che occorrerà capire anche come… lavarli!