Backdoor obbligatorie su iPhone. Multe per chi non le installa

Un disegno di legge, in discussione nello Stato di New York, potrebbe costringere anche la Apple a dotare i suoi iPhone di una backdoor a favore delle forze dell'ordine. Pena una multa salatissima per chi facesse dell'ostruzionismo in nome della privacy.

Backdoor obbligatorie su iPhone. Multe per chi non le installa

Era appena l’Ottobre del 2016 quando Tim Cook, il Ceo di Apple aveva dichiarato – nel corso del “Wall Street Journal Digital Live” – che mai nessuna backdoor sarebbe stata inclusa negli iPhone prodotti dalla sua azienda.

A distanza di mesi, la posizione dell’eclettico dirigente di Apple potrebbe cambiare nel caso passasse, a New York, un disegno di legge volto a penalizzare tutti i produttori di smartphone e di sistemi operativi che non rendessero la crittografia dei device aggirabile per le forze dell’ordine.

Tim Cook, come ricordiamo da un nostro precedente articolo, aveva rilasciato un’interessante intervista nel corso della sua comparsata al “Wall Street Journal Digital Live”. Durante il suo intervento, Cook – attuale Ceo di Apple dopo la scomparsa di Steve Jobs – aveva parlato degli interessi della mela morsicata per la TV, col progetto Apple TV, e verso il settore dell’automotive.
Congratulandosi con se stesso per i primi successi di Apple Music (ad Ottobre erano già 6.5 i milioni di abbonati per lo streaming musicale di Apple), Tim Cook si era – poi – occupato della privacy sugli iPhone (da oggi aggiornati, per gli sviluppatori, alla versione beta di ios 9.3 che introduce anche una modalità notturna per non affaticare la vista). Mai, e poi mai, spiegava il canuto dirigente di Apple, si sarebbe introdotta una backdoor sugli smartphone della sua azienda perché, una volta fatta una cosa del genere, il varco sarebbe stato a disposizione di tutti. Anche dei “cattivi”. 

Ecco. Le ultime parole famose. Lo Stato di New York, appena dopo la presentazione dell’Investigatory Powers Bill da parte del premier britannico David Cameron (Tory), ha proposto un disegno di legge alquanto simile. Secondo la norma in discussione a New York, infatti, ogni device prodotto dal 1° Gennaio 2016 e distribuito, in vendita o comodato d’uso, nello Stato omonimo, dovrebbe esser sbloccabile dal relativo produttore dell’hardware o del sistema operativo. Pena la somministrazione, in caso contrario, di una multa di 2.500 dollari per ogni dispositivo incriminato. 

In pratica si tratterebbe di un compromesso, secondo quanto osservato anche da Cook. Le agenzie governative non avrebbero accesso diretto alle informazioni conservate sui device ma la crittografia di questi ultimi, pur ancora presente, sarebbe downgradata ad un livello più basso, meno efficiente, grazie all’introduzione di backdoor. Backdoor, o chiavi di decodifica, che potrebbero finire in mano anche ai cybercriminali che, certo, farebbero scempio dei dati personali (e delle vite) di tante persone ignare della cosa.

Per questo motivo, diverse aziende del settore e personaggi noti della Silicon Valley hanno, di recente, incontrato i vertici della Casa Bianca – durante un meeting sul rapporto tra tecnologia, social media e propaganda radicale – e hanno continuato a caldeggiare la politica del “no backdoor”. 

Sperando che la cosa abbia sortito un qualche effetto, almeno negli ultimi mesi del mandato di Barak Obama, non resta che registrare che, ad oggi, nello Stato di New York, è in discussione un disegno di legge che potrebbe rendere le backdoor obbligatorie anche sugli iPhone

Continua a leggere su Fidelity News