Apple sotto pressione: le nuove tariffe USA costringeranno a scelte difficili su prezzi, fornitori e produzione

Apple si prepara ad affrontare le nuove tariffe USA con una strategia mista che include negoziazioni coi fornitori, parziale assorbimento dei costi, possibili aumenti di prezzo e una profonda ristrutturazione della catena di fornitura globale.

Apple sotto pressione: le nuove tariffe USA costringeranno a scelte difficili su prezzi, fornitori e produzione

Apple si trova di fronte a un bivio strategico. Con l’imminente entrata in vigore, prevista per il 9 aprile, di nuove imposte sui prodotti tecnologici importati, l’azienda di Cupertino dovrà decidere rapidamente come affrontare l’impatto finanziario delle tariffe imposte dall’amministrazione Trump. Anche se esiste ancora una remota possibilità di esenzioni o negoziati più favorevoli tra Stati Uniti e paesi partner, la realtà è che Apple potrebbe dover reagire in modo deciso, combinando più strategie per difendere i propri margini e la sua posizione sul mercato.

La prima risposta concreta sarà probabilmente un’intensa pressione esercitata sui fornitori per abbassare i costi. I team di approvvigionamento di Apple stanno già cercando di ottenere condizioni più vantaggiose da parte di produttori di componenti e partner di assemblaggio, con l’obiettivo di mantenere intatti i propri margini, che sui prodotti hardware si aggirano intorno al 45%. Un margine che offre all’azienda una certa flessibilità, tanto che non è da escludere che Apple si faccia carico di una parte del costo delle tariffe. Tuttavia, una parte dell’onere potrebbe essere inevitabilmente trasferita ai consumatori. L’azienda potrebbe valutare aumenti di prezzo sui nuovi iPhone attesi per settembre, giustificandoli con motivazioni esterne come i dazi, le fluttuazioni valutarie e l’inflazione. In passato, Apple non ha esitato ad adeguare i listini, come accaduto in Giappone nel 2022 a causa del deprezzamento dello yen, o in Europa e Regno Unito in risposta alla pressione inflattiva e alle conseguenze della Brexit.

Un’altra carta fondamentale sarà rappresentata dalla diversificazione della catena di fornitura. Apple ha già avviato da tempo un processo di riduzione della dipendenza dalla Cina, spostando parte della produzione in India, Vietnam e Thailandia. Gli iPhone assemblati in India, ad esempio, subirebbero tariffe inferiori rispetto a quelli provenienti dalla Cina, rendendo questa alternativa più conveniente. Allo stesso modo, gli stabilimenti vietnamiti, pur colpiti da un’imposta del 46%, risultano comunque più vantaggiosi rispetto al 54% sui prodotti cinesi.

In questo contesto, Apple ha anche accumulato scorte strategiche negli Stati Uniti, che le permetteranno di guadagnare tempo e mantenere prezzi stabili fino all’uscita dei nuovi modelli. Tuttavia, si tratta di una soluzione temporanea, e l’azienda sarà presto chiamata a prendere decisioni strutturali.

Sul lungo periodo, la strategia di decentralizzazione produttiva rappresenta la via più promettente. Foxconn, uno dei principali partner di Apple, ha già ampliato le linee produttive in India e Brasile, quest’ultimo soggetto a una tariffa più contenuta del 10% sulle esportazioni verso gli USA. Tuttavia, l’infrastruttura produttiva brasiliana è ancora troppo limitata per supportare i volumi e la complessità dei modelli Pro, quindi serviranno investimenti significativi per renderla una vera alternativa. Infine, Apple potrebbe intensificare le offerte legate alla permuta dei dispositivi e valutare il rilancio di un servizio di abbonamento hardware, una mossa che le permetterebbe di diluire l’impatto delle tariffe sul prezzo percepito dagli utenti. 

 

 

Continua a leggere su Fidelity News