Le recenti sentenze dell’Unione Europea hanno portato a importanti sviluppi per due dei colossi tecnologici più influenti al mondo. Apple è stata condannata a pagare 13 miliardi di euro all’Irlanda per tasse non versate, in seguito a una sentenza definitiva che ha chiuso un lungo contenzioso su aiuti fiscali illegittimi. Nel frattempo, Google ha visto confermata una multa record di 2,42 miliardi di euro per pratiche anticoncorrenziali relative al suo servizio di comparazione prezzi, Google Shopping. Questi eventi segnano tappe cruciali nelle battaglie legali di entrambi i giganti tech e hanno implicazioni significative per il loro operato e per il mercato globale.
Apple condannata a pagare 13 miliardi di euro di tasse: sentenza definitiva dell’UE
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza definitiva che ordina ad Apple di versare 13 miliardi di euro all’Irlanda per tasse non pagate. Questa decisione annulla la sentenza del 2020 che aveva respinto la richiesta della Commissione Europea. Secondo la corte, l’Irlanda ha concesso ad Apple un aiuto fiscale illegittimo, consentendo all’azienda di beneficiare di una tassazione agevolata non giustificata rispetto ad altre imprese.
Apple ha espresso delusione per la sentenza, ribadendo che la disputa riguarda il paese di tassazione e non la quantità di tasse pagate. L’Irlanda, che si era opposta al recupero dei fondi, dovrà ora procedere al recupero della somma, segnando la conclusione di un lungo processo legale che ha coinvolto l’Unione Europea e Apple per oltre otto anni.
Google Shopping: la multa da 2,42 miliardi di euro confermata dalla Corte Suprema UE
Google ha subito una nuova battuta d’arresto nella sua lunga battaglia legale contro l’Unione Europea. La Corte Suprema dell’UE ha confermato la multa record di 2,42 miliardi di euro inflitta a Google per pratiche di concorrenza sleale legate al suo servizio di comparazione prezzi, Google Shopping. Questo pronunciamento chiude un contenzioso di sette anni, che ha visto Google sfidare una decisione che accusa il colosso tecnologico di abuso di posizione dominante per favorire i propri servizi di shopping a discapito dei concorrenti.
Con questa sentenza definitiva, Google esaurisce le sue possibilità di appello, mentre le implicazioni per la concorrenza nel mercato tech continuano a svilupparsi.