Nelle scorse ore sono arrivate in commercio le Steam Machine che mirano ad essere i computer adatti a competere con le classiche consolle da gioco.
Ci riusciranno? A fornirci la risposta definitiva è stata la rivista “Ars Tecnica” che ha messo in test alcuni di questi dispositivi. Nello specifico il test è stato eseguito su macchine che avevano due anni di età e nelle quali era stato attrezzato, con tutti i driver aggiornati, il dual boot tra Windows 10 e Stream Os.
Il test ha previsto l’esecuzione del benchmark Geekbench 3, che ha decretato la vittoria di Windows 10 per le operazioni “zero virgola”, e di alcuni giochi particolarmente esigenti dal punto di vista grafico (“Mero: Last Light Redux” e “La Terra di Mezzo: l’Ombra di Mordor”) che, nel complesso (punteggio medio), hanno riconfermato il primato di Win10. La ragione di questo deriva dal fatto che si trattava spesso di giochi realizzati con le DirectX e “portati” su SteamOs: a quanto pare, la resa dei driver Linux e del motore di grafico di questo OS OpenSource non era ottimale visto che ambedue i giochi hanno riscontrato un calo del framerate che andava dal 21% (giocabilità) al 58% (in-giocabilità).
Persino i giochi realizzati col motore Source (come Portal, Team Fortress 2 e DOTA 2, con l’eccezione di Left 4 Dead 2), hanno mostrato dei cali prestazionali signifcative rispetto agli equivalenti Windows.
Diverso è il discorso, invece, dei giochi (come OpenArea, copia di Quake) realizzati appositamente per piattaforma Linux e con l’ausilio delle librerie OpenGL: in questo specifico caso si è notato (test di Phoronix) come la resa, in termini di fluidità, premiasse Ubuntu al posto di Windows 10.
Morale? Al momento la piattaforma Windows offre una vastità di giochi impensabile per StreamOS e, come detto, anche prestazioni migliori. E’ pur vero che Valve non ha grandi titoli in esclusiva concepiti appositamente per e sulla sua piattaforma e, quindi, in futuro la situazione potrebbe anche cambiare.