"Sinner: Sacrifice for Redemption": dal ruolo alla redenzione attraverso migliaia di pericoli

Grazie a "Sinner: Sacrifice for Redemption" il gioco di ruolo si getta nell'oscurità dell'animo umano e nei paesaggi più lugubri esistenti. Dal peccato fino alla redenzione in una concezione di RPG moderno.

"Sinner: Sacrifice for Redemption": dal ruolo alla redenzione attraverso migliaia di pericoli

Con l’uscita di “Sinner: Sacrifice for Redemption“, prodotto dallo studio di programmazione Dark Star e disponibile per tutte le principali consolle di gioco, il giocatore viene tuffato in un mondo oscuro ed in un gioco di ruolo di stampo moderno, tra gli ambienti più lugubri che si possono immaginare nella visione umana delle cose.

“Sinner: Sacrifice for Redemption” non è un “souls-like”, è un titolo completamente diverso, perché la sua storia di sviluppa sulla redenzione del personaggio principale, interpretato dal giocatore, un uomo coperto da una pesante armatura e che non appare mai nelle sue fattezze, che deve sconfiggere i propri sette vizi capitali, ognuno rappresentato da un grande boss che completa ognuno una parte della storia.

La caccia al boss diventerà la principale attività del giocatore e l’obiettivo da raggiungere. La preparazione del personaggio alla sfida con i giganteschi mostri, peraltro molto originali e ben disegnati, si svilupperà nel resto dell’azione, tra il combattimento con altri nemici, la raccolta di elementi e di equipaggiamenti, e l’evoluzione delle proprie abilità.

Migliorare le capacità del proprio personaggio è il pilastro su cui si sviluppa tutto il rafforzamento delle abilità dello stesso, che rende “Sinner: Sacrifice for Redemption” più attento all’albero delle abilità piuttosto che all’incremento di caratteristiche e all’ottenimento di talenti ed incantesimi. In uno scenario così proposto è evidente che le scelte del giocatore faranno la differenza e caratterizzeranno il personaggio in maniera unica, secondo lo stile di combattimento che si preferisce.

L’obiettivo di sconfiggere gli otto boss (i sette peccati più il nemico finale) riduce però il resto dell’azione al contorno di un pasto principale sì succulento e gustoso, ma limitato ovviamente a quegli otto incontri: c’è la possibilità di fare ed esplorare, ma questa non risulta fondamentale per fare la differenza, a volte è finalizzata solo al desiderio del giocatore di visitare ogni angolo del mondo.

Al contrario, i sistemi di combattimento e di battaglia offrono una giocabilità versatile, equilibrata e personalizzabile, determinante quando si affrontano i boss. Comprendere i punti deboli è la chiave per vincere questi duelli, ma c’è anche una variabilità nei movimenti e nell’intelligenza di questi abomini peccaminosi che non rende meccanico lo scontro.

Graficamente siamo ad un livello, se così si può dire, vecchio stampo: ben definito, senza una risoluzione perfetta e con alcuni elementi caratteristici che lasciano a desiderare, anche a livelli di bug e di glitch, presenti ma non particolarmente fastidiosi. La musica e gli effetti sonori sono di fattura sufficiente per far rendere al meglio il punto di congiunzione tra sonoro ed ambiente.

La mancanza di una trama ben definita rende il gioco poco longevo, basato com’è sulle sfide contro le rappresentazioni mostruose dei vizi capitali e, con l’aggiunta di un’esplorazione del mondo poco stimolante, fa diventare “Sinner: Sacrifice for Redemption” un titolo che si presta molto poco ad essere rigiocato dopo la prima esperienza.

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