"Maneater", all’attacco nei panni di uno squalo: il gioco più bizzarro dell’anno

"Maneater" vi farà interpretare la bizzarra storia in un contesto di ruolo nei panni di uno squalo, in un titolo a metà tra l'originalità più paradossale ed il trash allo stato puro.

"Maneater", all’attacco nei panni di uno squalo: il gioco più bizzarro dell’anno

Maneater” è un gioco particolarissimo messo in piedi dalla casa software Tripwire Interactive, dove il giocatore interpreta la parte di uno squalo: sì, avete capito bene, uno squalo. Difficile pensare un videogioco dove si entra nei panni di un pesce, ancor più se questo non ha sembianze umanoidi, ma l’originalità si basa su questo, fondando addirittura i presupposti di un vero gioco di ruolo.

“Maneater” è disponibile per PC, PlayStation 4 e Xbox One, con il filo narrativo che si basa su un reality dove un cacciatore di squali cattura e uccide un esemplare femmina, ma il piccolo nel grembo gli tarpa via la mano ed ecco che l’affamato pesce diventa il protagonista del titolo. Si parte a caccia di creature marine di piccola taglia per incrementare il proprio livello.

La crescita è importante nelle prime fasi di gioco, per diventare più forte possibile; lo sviluppo dello squalo è seguito anche da uno sviluppo del modello tridimensionale di alto livello. Le caratteristiche fisiche diventano sempre più precise con il passare del tempo, lo squalo diventa più forte e guadagna abilità che lo rendono più veloce o che potenziano la struttura del poderoso cacciatore dei mari.

La telecamera di gioco è la vera croce di “Maneater”, un sistema video che a fatica riesce a seguire i movimenti dello squalo nel migliore dei modi: quando lo squalo poi assume forme da megalodonte, questo arriva ad occupare gran parte dello schermo ed a rendere quasi una lotta alla cieca la caccia alle prede più ambite. A livello grafico il complesso è interessante, gli scorci oceanici sono piuttosto dettagliati e diversi angoli risultano affascinanti.

La struttura degli ambienti marini in sé invece lascia piuttosto a desiderare: se facciamo eccezione di un paio di livelli in cui si viaggia nell’oceano aperto, il resto del gioco è ospitato in ambienti stretti e molto angusti, tra passaggi in pietra in cui lo squalo nuota con difficoltà ed aree in cui è complicato districarsi. Così le parti in cui il ruolo dovrebbe consentire di mangiare olio e minerali per crescere e battere altre creature del mare si riduce ad un passaggio obbligato per avanzare.

“Maneater” è il titolo più trash dell’anno, e di certo non ha tra le sue migliori doti la varietà delle azioni a disposizione: sarà così dal primo tutorial fino alla fine: l’assenza di boss e di altri nemici di alto livello rende tutto piatto, ripetitivo e le azioni da compiere saranno sempre le solite e tutte simili. Anche il sistema di livelli di difficoltà non aiuta: non ci sono picchi particolarmente alti in nessuna delle quattro opzioni messe a disposizione.

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