Esce, nei cinema italiani, Giovedi 8 Ottobre il film “The Progam” del regista inglese Stephen Frears, autore di pellicole già candidate al premio Oscar quali “The Queen” e “Philomena”; interpreti Ben Foster, Dustin Hoffmann, Guillaume Canet.
Il film, basato sul libro “Seven deadly sins” di David Walsh, racconta, in un arco temporale di venti anni, le vicende umane e sportive del ciclista texano Lance Armstrong e delle indagini condotte dal giornalista del Sunday Times, David Walsh che per primo denunciò un possibile coinvolgimento del ciclista nelle pratiche di doping.
Walsh all’inizio è, come tutti, convinto della bravura di Armstrong, capace di conquistare per sette volte consecutive, il Tour de France, dal 1999 al 2005, ma poi cominciò a chiedersi se le vittorie fossero realmente “pulite”.
Alla fine riesce a scoprire la verità: Lance Armstrong era un bluff, la sua squadra era un bluff, le sue vittorie costruite a tavolino attraverso l’uso sistematico di sostanze dopanti assunte attraverso il “Programma”, a base di epo, trasfusioni, ormoni della crescita, cortisone e testosterone, messo a punto con la complicità del medico italiano Michele Ferrari.
Walsh scrive nel suo libro che Armstrong: “Osservando il mondo del ciclismo pensò che non si potesse vincere senza doping.Il team maschile di ciclismo statunitense, l’ Us Postal, mise in piede un articolato programma illegale basato sull’uso dei farmaci per migliorare le prestazioni fisiche. Se volevi far parte della squadra dovevi far parte del Programma”.
Il regista Frears a proposito del film ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Non sapevo nulla di ciclismo ma Armstrong è una figura moralmente ambigua e molto cinematografica. Si tratta di un personaggio intelligente e stupido allo stesso tempo. E’ stato un uomo capace di mentire soprattutto a se stesso”.
Il protagonista del film, Ben Foster, per calarsi nella parte, si è sottoposto ad un duro allenamento fisico ed inoltre, sotto stretto controllo medico, ha fatto pure uso di sostanze dopanti. Ma la parte più difficile, come riferisce lo stesso Foster, è stato rendere credibile l’elemento emotivo e psicologico di un personaggio “complesso, pieno di segreti e bugie”.
Armstrong, in un’intervista rilasciata ad Oprah Winfrey nel 2013, ha finalmente ammesso di aver usato il doping per ottenere tutte le vittorie del Tour dichiarando che la sua è stata una storia epica, perfetta ma non era reale, prendendo finalmente consapevolezza dei suoi limiti e delle sue mancanze.
E questo è il finale del film. Una pellicola che non dà molto spazio alle sfide ciclistiche soffermandosi più sull’aspetto intimo di un uomo che, dopo aver combattuto e vinto un cancro, ha creduto di essere imbattibile ed invincibile per poi scoprire di essere solo un debole, sopraffatto dal suo ego.