Shrek, l’antieroe per eccellenza uscì vent’anni fa, cambiando tutti gli schemi dei cartoni

20 anni fa uscì il celebre film sull'orco scorbutico, largamente emulato e con un'eredità visibile e discussa ancora oggi. Vinse un premio oscar come miglior film ed ha cambiato l'animazione, come la conosciamo oggi.

Shrek, l’antieroe per eccellenza uscì vent’anni fa, cambiando tutti gli schemi dei cartoni

Vent’anni fa uscì nelle sale italiane, Shrek, il film di animazione della Dreamworks, con protagonista l’orco verde, antieroe per eccellenza, che prende in giro tutti i personaggi delle fiabe disney, destinato ai più piccoli che ha cambiato per sempre le regole dell’animazione. Prima di diventare un film della DreamWorks Animation, Shrek era stato un libro: Shrek!, pubblicato nel 1990 e scritto e illustrato da William Steig.

I diritti vennero poi comprati da Spielberg, che decise di trarne un film; il titolo Shrek deriva dal tedesco “Schreck”, spavento. Era destinato inizialmente ai ragazzi ma con un rimando ad un pubblico adulto, era in computer grafica, fu molto criticato dal New York Times che temeva che un orco non potesse piacere ai bambini come protagonista di una favola fantasy.

Tra il 1998 e il 2000, la DreamWorks aveva fatto uscire Z la formica, Il principe d’Egitto, La strada per El Dorado e Galline in fuga. Ma nessuno immaginava che Shrek avrebbe avuto un successo così clamoroso e che a distanza di vent’anni sia ancora il cartone più visto, anche grazie alla colonna sonora notevole con successi degli anni 80 e non, e la storia avvincente. Un orco che vive da solo in una palude desolante, mandato a salvare una principessa su una torre, vittima di una maledizione , al fianco di un asino parlante.

Piacque anche alla critica, come un film divertente e irriverente allo stesso tempo che prendeva in giro i personaggi disney ma con inaspettato zelo. E agli Oscar del 2002, i primi che assegnarono un premio al miglior lungometraggio d’animazione, vinse avendo la meglio su Jimmy Neutron e Monsters & Co. Era stato anche presentato al Festival di Cannes, nel concorso ufficiale.

Furono prodotti molti sequel del film che ebbero anch’essi successo e divenne il primo di una vasta serie di film di animazione, preso ad esempio. Vanity Fair ne ha parlato come di un film “volgare, sia nei comportamenti che nell’estetica”, con un “umorismo stantio“. Molti lo hanno definito come un film che ha rovinato il genere dell’animazione.

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