“C’era una volta Sergio Leone” è il titolo di una mostra che, al museo dell’Ara Pacis della capitale d’Italia, celebra questo mito del cinema italiano ed è fruibile al pubblico fino al 3 maggio 2020. Una mostra che vuole commemorare il regista italiano a distanza di 30 anni dalla morte e a 90 anni dalla nascita.
Dopo il grande successo che ha ottenuto a Parigi nel 2018, dove si è tenuta presso Cinémathèque française, in co-produzione con la Fondazione cineteca di Bologna, giunge ora a Roma nella speranza di raccogliere gli stessi successi di pubblico e critica. Un’esposizione che è nata grazie all’idea agenzia Equa di Camilla Morabito e ha come scopo quello di raccontare il suo mondo sia a chi già lo conosce, ma anche a chi vuole saperne qualcosa in più e interessarsi maggiormente.
Il suo mondo è stato fin da sempre abituato al cinema, considerando che il padre Vincenzo, è stato regista del cinema muto con lo pseudonimo di Roberto Roberti. Un talento nella regia che nasce fin dalla famiglia. Non è un caso che uno dei capolavori di Sergio Leone dal titolo “Per un pugno di dollari” sia stato firmato dallo stesso regista con lo pseudonimo di Bob Robertson, come a ricordare il padre.
Nella sua breve carriera di regista del mondo western, ha dato vita al filone peplum con pellicole su tematiche storico-mitologico, adotta un nuovo stile per raccontare gli spaghetti western e consacra il grande successo con il film “C’era una volta in America”. Un film che avrebbe dovuto essere il sequel della battaglia di Leningrado che non è mai stata realizzata, in quanto il regista è morto intorno ai 60 anni e ne rimangolono solo alcuni frammenti.
Una esposizione in cui il pubblico ha modo di rivedere, rivivere il mondo di Leone grazie all’archivio e alla documentazione della famiglia Leone. Si ha la possibilità di entrare nel suo studio da dove tutto nasceva, oltre a immergersi in bozzetti, scene, costumi, ecc., compreso anche tantissime fotografie inedite con Angelo Novi, suo collaboratore storico.