Presto al cinema “Ti ricordi di me?” di Rolando Ravello

Il 3 aprile esce nelle sale cinematografiche italiane "Ti ricordi di me?". Il film diretto da Rolando Ravello, racconta una storia d'amore problematica ma al tempo stesso esilarante

Presto al cinema “Ti ricordi di me?” di Rolando Ravello

L‘amore, l’unico sentimento in grado di far provare gioia e dolore nello stesso momento, è il motore del film “Ti ricordi di me?”, diretto da Rolando Ravello e in uscita nelle sale cinematografiche italiane da giovedì 3 aprile. Si tratta di una commedia sentimentale leggera, protesa tra favola e realismo. Il film “Ti ricordi di me?” di fatto prende spunto da uno spettacolo in scena per oltre due anni firmato da Massimiliano Bruno.

I protagonisti del film sono Bea e Robi, due quarantenni con problemi vari, che si incontrano sulle scale dello studio di un analista. Da quel momento, l’uomo farà di tutto per conquistarla, nonostante le numerose difficoltà. Robi (Edoardo Leo) è cleptomane e deve stare attento a far emozionare la donna, perché quando Bea (Ambra Angiolini) prova grandi emozioni, cade addormentata. E se queste emozioni sono poi davvero profonde, sarà vittima anche di amnesia permanente. Ma Robi è convinto che quella sia proprio la donna della sua vita, e di certo non sarà qualche stranezza a fermare un uomo innamorato. Paolo Calabresi interpreta invece Francesco, l’esilarante amico del protagonista, forse il vero patologico della situazione; Susy Laude incarna la dolce Valeria; Pia Engleberth veste i panni dell’analista, mentre Ennio Fantastichini quelli di Amedeo, l’ex fidanzato fedifrago di Beatrice.

Le psicosi di Bea e Robi fanno sicuramente ridere ma lasciano anche una malinconia di fondo che nasce dalla consapevolezza di quanto la solitudine sia pericolosa e paralizzante per un individuo con un surplus di sensibilità.

Recitare in questo film è stato molto faticoso. E’ vero che lo faccio a teatro da due anni davanti a spettatori che sono felici di vedere uno spettacolo diverso dagli altri, ma qui ho dovuto ogni giorno togliere qualcosa che avevo costruito per due anni a teatro – spiega Ambra -. Ho dovuto immaginarmi una nuova Bea, avevo paura di sbagliare e ho cercato l’aiuto di regista e sceneggiatore continuamente”.
E le fa eco Ravello: “Ci siamo mossi su un sottile confine, lavorando tutto il tempo con l’emotività, cercando di restare nei limiti della favola. Ci siamo detti che era una storia d’amore e non Distretto di Polizia, non cercavamo il realismo”.

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