Opinione Cinematografica: " The Substance "

La recensione di un recente, sconvolgente e clamoroso body horror di grande rilievo internazionale, papabile ai prossimi premi Oscar e già pluripremiato.

Opinione Cinematografica: " The Substance "

Il primo impatto con l’acclamato body horror anglo-francese è sconvolgente, ma non per i motivi più ovvi dato il genere: si è travolti dalla patinatezza abbagliante delle immagini e dalla sensorialità cristallina degli effetti sonori (questi si, con l’oscar in tasca), assai reminescente del cinema videoclip anni 80 di un Tony Scott o di un Adrian Lyne, salvo il ricorso frequente a grandangoli e distorsioni dal sapore marcatamente satirico. Ma naturalmente il film non resterà molto a lungo così laccato.

Altresì sconvolgente è la mole di riferimenti stilistici di cui Coralie Fergeat, palese autrice totale, ha permeato la sua opera, da molto Cronemberg a “Carrie”, “Shining“…., dimostrando una padronanza implacabile del mezzo, a dispetto dell’essere solo al suo secondo lungometraggio. Con al centro, come nel precedente, pure attenzionato a Cannes, “Revenge”, donne.

Novella Dorian Gray, la diva Demi Moore cede alle lusinghe di una scienza mefistofelica per riconquistare, in un’altra se per clonazione, giovinezza e tonicità (più che la bellezza, che certo non le difetta) il cui sfiorire l’ha matematicamente esclusa dalle grazie dello star system, rappresentato da un Dennis Quaid lascivo producer di nome Harvey (!). La sostanza che si inietta a tal fine la sdoppia tuttavia in quella che si rivelerà una sua si piu giovane ma anche più rampante nemesi con la quale contendere proprio il tempo, tiranno, al quale aveva chiesto una seconda vita. E lo schifo visivo e (ribadisco) uditivo prenderà il largo fino alla sanguinosa apoteosi finale.

La non dimenticata interprete di Ghost, da lungo tempo marginalizzata dall’industria hollywoodiana se non che dal gossip come ex moglie protettiva di un Bruce Willis icona in declino, è irriconoscibile, non certo in senso estetico (se non quando sepolta dal make up), in un personaggio problematico, autoriale (anche poi per le sue prime scene di nudo in carriera) del tutto inedito per le sue corde e nel quale si destreggia bene, sulla cui autoreferenzialità il marketing ha fatto pesantemente leva.

La lanciatissima Margaret Qualley invece conferma il suo type casting per lolite inquietantemente, “mostruosamente”, sbarazzine (come in “Povere Creature”). Il duetto funziona, il film un pò meno, troppo spesso astratto esercizio di stile, troppo vincolato al suo essere apologo, al messaggio da voler veicolare, alla supponente pretestuosità insomma. Tuttavia è davvero impossibile restarne indifferenti, e l’autrice è senz’altro da tenere d’occhio.

Genere: horror

Regia e sceneggiatura: Coralie Fergeat

Interpreti: Demi Moore, Margaret Qualley, Dennis Quaid

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