Opinione cinematografica di Pasquale Asquino: "Conclave"

Recensione del film di Edward Berger su un ipotetico conclave, tema raramente affrontato da cinema e televisione a dispetto della sua significatività.

Opinione cinematografica di Pasquale Asquino: "Conclave"

È una giuria riunita per emettere un verdetto processuale? No. È una impegnata a decidere gli esiti controversi di una gara sportiva? No. È una che deve deliberare sull’assegnazione di un premio artistico o culturale? Neanche.È un conclave, la rituale procedura bimillenaria attraverso cui si elegge il successore di Pietro, la nuova guida di Santa Romana Chiesa. Non c’è (quasi) alcun trucco o inganno: non si tratta di una spy-detective-procedural story, ma di un film che si propone, con il suo andamento sommesso, cameristico, quasi di voler raccontare una prosaica assemblea per scegliere un nuovo amministratore condominiale, con i suoi intrallazzi e le sue piccole/grandi umane meschinità. Ma dalle implicazioni forse (ancora) determinanti per la vita di miliardi di persone.

L’ultimo, divisivo Pontefice è deceduto improvvisamente e al decano del collegio cardinalizio Lawrence tocca l’ingrato compito di gestire l’inconbente processo elettorale e l’ancor più ingrata ipotesi di uscirne proprio lui vincitore. E in più di una occasione sembra proprio lui sul punto di crollare emotivamente come predittivamente accadeva al neo eletto Michel Piccoli in “Habemus Papam”di Nanni Moretti. La tensione è palpabile nei repentini cambi di fronte da parte dei papabili tra gli elettori, a testimonianza, a dispetto dei valori umani dichiarati, di quanto estenuante sia la consapevolezza della posta in palio: il moderato cardinal Bellini si vorrebbe tirare fuori dai giochi, ma poi parla di “guerra” al fine di osteggiare l’oscurantista cardinal Tedesco: altrove chi ostenta maggior sicurezza di sé viene defenestrato da scandali e complotti…. Dall’alto della sua neutralità “super partes”,anche solo in quanto donna, l’arcigna suor Agnes sovrintende Il personale femminile atto a prendersi cura dei votanti nel sequestro dorato dell’”extra omnes”.

Sorprende che, a conti fatti, non si sia mai realizzato se non tangenzialmente una operazione di fiction ispirata a un evento quale l’elezione di un Pontefice, con la sola eccezione de “l’uomo venuta dal Cremlino” del 1968,  arcivescovo sovietico: volendo rintracciarne una significatività storica, lo sviluppo del nostro suggerisce una assonanza con l’attuale criticità dei valori più ontologici nella società moderna, quale l’attribuzione di genere alla nascita, così come il film con Anthony Quinn si riallacciava alle perduranti tensioni apocalittiche da guerra fredda del periodo, benché paradossalmente, qui il mondo esterno, “reale”, rispetto a quello a parte del conclave irrompe davvero solo a sprazzi, a schegge impazzite anzi, pericolosamente minanti l’equilibrio di giudizio dei porporati. E di conseguenza anche la “carne al fuoco” concettuale che il film vorrebbe proporre al suo pubblico da un soggetto tanto nobile, risulta sui generis, dallo spessore umano (o almeno teologico) assai blando.Ma se l’obiettivo, in questa opera dell’ormai blasonato autore austriaco di “Niente di Nuovo sul fronte Occidentale” da un best seller velatamente anticattolico di Robert Harris, era realizzare un film di cassetta e non certo d’autore, ricercato, si può dire pienamente raggiunto.Si tratta prevedibilmente di un film di attori, in cui oltre al grottesco Sergio Castellitto in un ruolo da villain, più che la guest starring della rediviva Isabella Rossellini colpisce la dedizione di Ralph Fiennes, sempre in scena. In attesa che un conclave, stando alle recenti news vaticane, diventi oggi realtà

Genere: Thriller

Regia: Edward Berger

Interpreti: Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Isabella Rossellin

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