Il più noto gigante dello streaming, ovvero Netflix, sta muovendo i suoi passi per l’acquisto di un cinema, l’Egyptian Theatre di Los Angeles. Per ora sono in corso le trattative preliminari di un accordo che, a quanto pare, vale decine di milioni di dollari. Fondata da Reed Hastings e Marc Randolph il 29 agosto 1997 a Scotts Valley, in California, Netflix nasce come piattaforma di noleggio dvd, ma con il tempo è diventata celebre come il capostipite di un modo diverso di concepire il mercato di film e serie tv rispetto al passato. L’azienda però si è sempre dichiarata interessata ai classici stilemi del settore cinematografico, al contrario di quant pensano in molti.
Le intenzioni e gli interessi della nota piattaforma digitale non rientrano in una possibile colossale acquisizione di numerose sale cinematografiche, ma pare siano semplicemente di carattere burocratico, in quanto il colosso spera con questa intesa di avere la possibilità di accedere ai più importanti premi del settore, su tutti, com’è ovvio immaginare, gli Oscar. È infatti richiesto, da parte delle istituzioni competenti, che i film di propria produzione vengano proiettati per un determinato numero di giorni nelle sale. Questa decisione da parte di Netflix, in effetti, ha destato lo scetticismo di molti, specie di coloro i quali ritengono che i film destinati allo streaming non debbano concorrere agli Academy Awards, poichè deleteri per le sale cinematografiche.
Ciò riporta in auge un dibatitto molto delicato e sempre in sospeso in tema di sopravvivenza del cinema così come l’abbiamo sempre conosciuto. Fin dai suoi albori l’esperienza cinematografica si è sempre consumata in un’apposta sala in compagnia di un più o meno vasto pubblico di sconosciuti. Il cinema è nato, nel lontano 1895, in quest’ottica. Oggi invece, realtà come quelle rappresentate da Netflix, vengono percepite dai conservatori e dagli appassionati del settore cinematografico come deleterie e dannose, come una delle principali motivazioni che stanno causando il declino dei cinema.
Parlando in questi termini si potrebbe considerare un paradosso l’operazione che Netflix sta cercando di portare a termine; vederla approdare nei luoghi che stanno lentamente arrendendosi al cambiamento e alla rivoluzione in atto nell’ambito dell’esperienza filmica sembrerebbe una contraddizione in termini, ma potrebbe anche rappresentare qualcosa di positivo, in quanto il potere di Netflix sta aumentando sempre di più e lo streaming non deve necessariamente distruggere la sala, anzi, in questo caso potrebbe anche essere d’aiuto.
L’Egyptian Theatre fu costruito da Sid Grauman – da qui il nome “Grauman Egyptian” visibile all’ingresso – nei primi anni 20 e venne inaugurato nel 1922 con la prima première hollywoodiana del film muto “Robin Hood” interpretato da Douglas Fairbanks e diretto da Allan Dwan. L’American Cinematheque, associazione no-profit indipendente che si occupa della realizzazione di retrospettive, cineforum e altri eventi culturali legati al mondo del cinema, ne è ora proprietaria, da quando ne ha effettuato il restauro nel 1998, per un costo di 12,8 milioni di dollari (11,35 milioni di euro). Scopo di Netflix è, infatti, anche quello di poter dare una mano all’associazione, al fine di ottenere sufficienti entrate nei prossimi anni; il tutto senza scopo di lucro, ma con il solo obiettivo di aiutare la Cinematheque nella gestione di uno dei più importanti cinema di Hollywood.
Non si tratta di una vera e propria acquisizione, ma piuttosto di una partnership: indiscrezioni parlano, infatti, di una pianificazione della programmazione durante i giorni feriali da parte di Netflix, che lascerebbe agli attuali gestori la propria programmazione, le conferenze e i festival nei weekend, riuscendo in questo modo anche ad espandere l’attività dell’associazione, grazie alle risorse generate dall’intesa. Ted Sarandos, capo dei contenuti di Netflix, è inoltre membro del consiglio di amministrazione della Cinematheque. A quanto sembra, l’accordo non avrà alcun impatto sul rapporto in corso tra Netflix e le catene cinematografiche indipendenti che programmano alcuni dei suoi film.