Il 6 di ottobre ha fatto il suo ingresso nelle sale cinematografiche italiane Mine, un film di guerra con genere thriller psicologico, capace di farci vivere le contraddizioni, i ricordi, le debolezze di un uomo che affronta la paura di morire da solo.
Un film di regia tutta italiana, si firmano Fabio & Fabio i due giovani registi che con questo capolavoro hanno finalmente ultimato il loro ingresso sul grande schermo. Si conoscono nel 1995 in un liceo scientifico di San Donato Milanese e condividono da allora la stessa passione per fumetti, scrittura, cinema, musica e tutto ciò che riguarda la comunicazione.
Senza iscriversi a nessun corso o scuola di cinema, iniziano a “infiltrarsi” nell’ambiente cinematografico preferendo la pratica alla teoria, difatti collaborano in vari cortometraggi/mediometraggi quali, Ti chiamo io, E:d:e:n, The silver rope, Afterville: Tomorrow comes today e tanti altri.
Per quanto riguarda coproduzione e distribuzione, si sono affidati rispettivamente a The Safran Company e Eagles Pictures, infatti, pur essendo un film italiano, il cast professionista è straniero e composto da celebri elementi come Armie Hammer, Annabelle Wallis, Tom Cullen, Juliet Aubrey, Geoff Bell, Clint Dyer.
Budget e tempo limitato sono due grandi avversari alla realizzazione di un film, ma ne è comunque saltato fuori un thriller fantastico dal grado di suspense letteralmente elevato: gli spettatori sono stati catapultati in mezzo al deserto afghano, immedesimandosi in tutto e per tutto nel protagonista. Egli è il Sergente Mike Stevens dei Marins (Armie Hammer) in missione con il suo compagno e migliore amico Tommy Madison (Tom Cullen) e tutto sembra andare come previsto. Sono però costretti ad abbandonare la missione e dopo una serie sfortunata di eventi, il Sergente si trova costretto a rimanere con un piede bloccato per oltre 2 giorni, nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi.
Già da subito la trama sembra chiara: il soldato deve sopravvivere per oltre 48 ore con un piede inamovibile, attendendo il supporto militare, il tutto nella speranza che l’ordigno non esploda da un momento all’altro. In realtà non è cosi semplice come sembra. Il freddo gelido, causato della forte escursione termica del deserto, le iene ed i caracal assetati di carne che popolano queste terre e l’handicap del non poter compiere “passi falsi”, arricchiscono il racconto e rendono il susseguire degli eventi un’ottima esca per catturare l’attenzione del pubblico.
Un’ultima ma non meno importante considerazione è da fare sul set impiegato per le riprese. Tralasciando i primi minuti dove il film deve prendere vita, per la restante parte le riprese sono avvenute in uno spazio molto ristretto e proprio per questo innumerevoli sono i colpi di scena che ne fanno un capolavoro della cinematografia italiana.
Non rimane altro da dire se non: “Precipitatevi a vederlo”e, anche se a questi giorni non è più disponibile nelle sale cinematografiche, oggigiorno le modalità di visione di un film sono molteplici. Certo è vero che “Degustibus non disputandum est”, ma ne rimarrete sopraffatti.