La rivolta di Joker sta incendiando il mondo

Lotta di classe, psicosi, problemi nella società, rivolta di massa, questi i temi principali di Joker, il film vietato ai minori con l'incasso più alto di sempre.

La rivolta di Joker sta incendiando il mondo

Arthur Fleck è un clown di professione, attore comico fallito. Vive con la madre che lo chiama “Happy”, quando lui felice non lo è mai. Arthur è affetto da un rarissimo disturbo, ride in maniera isterica e incontrollabile, spesso in situazioni poco opportune, che gli costano gravi problemi a contatto con le persone. Arthur soffre anche di depressione e di allucinazioni, minuto dopo minuto il protagonista affonda nella follia. Sempre più emarginato e bullizzato a causa del ridicolo lavoro, dei problemi di salute ed essendo sconvolto dalla scoperta di essere stato adottato ed abusato da parte della madre quando era bambino, decide di reagire diventando un clown assassino.

Dopo il primo triplice omicidio Joker si abbandona a un’inquietante danza liberatoria: Arthur è così uscito dalla gabbia sfogando la rabbia, ha accettato il demone che è in lui. E per questo viene ammirato, diventa giustiziere del popolo, preso come esempio da persone che, come lui, si sentono trattate come inferiori. Riesce a diventare ispiratore di una violenta rivolta contro ricchi e potenti, fino a diventare una delle menti criminali peggiori della storia. Visto e considerato che Arthur Fleck soffre di allucinazioni, cosa è reale e cosa è presente solo nella testa del personaggio?

Potrebbe essere tutto un’incursione nella mente folle di Joker, potrebbe essere un mix tra verità e fantasia che confonde gli spettatori in scene come quella in cui Arthur, seduto sul divano di casa sua vestito da clown, si ritrova protagonista del programma televisivo di Murray Franklin (cosa che lui ha sempre desiderato); o nella scena in cui, dopo essere stato catturato dalla polizia, viene liberato e si ritrova circondato da persone come lui che lo acclamano, oppure ancora la “relazione” con la vicina di casa. Immaginazione? Forse il nodo cruciale è la scena finale: come ci è finito Arthur in un ospedale psichiatrico visto e considerato che nell’immediato precedente momento era in corso una rivolta? È forse da li che lui parte con le sue fantasie?

Fleck è il vero Joker o Joker è una metafora? Si potrebbe pensare – come documentato da svariati spettatori – che non ci sia in realtà un solo Joker (non a caso il titolo del film non è “The Joker”), ma che ce ne siano diversi e che quindi Joker sia un movimento prodotto dalla malattia mentale di un uomo e di una società che lo ha ignorato ed escluso. Molti spettatori che vanno a vedere il film restano incantati dall’interpretazione dell’attore Joaquin Phoenix e sono portati in qualche modo a giustificare il comportamento e le azioni del protagonista, ma è bene sottolineare che tali comportamenti restano ingiustificabili, il Joker è il male. Grazie al film il quartiere Bronx di New York ha dei nuovi celebri gradini, moltissimi fan del folle pagliaccio hanno postato sui social foto che li ritraggono sulle scale scese a passo di danza dall’attore.

Se si fosse mostrato quello che il Joker è veramente sarebbe crollato il castello narrativo costruito sulla convinzione che il protagonista è vittima delle circostanze. Il regista mette in evidenza la crudeltà della società, il modo in cui quest’ultima non bada e non si preoccupa delle persone, mette in risalto la difficoltà che si deve superare quando non si è accettati e la volontà che a mano a mano svanisce nel provarci. Quindi Joker risulta essere la vittima dell’intera storia, ma perché alla fine del film non si pensa alle crudeltà che ha commesso lui? È vittima della società ma anche promotore della distruzione, sotto qualche luce va guardato il protagonista?

Viene detto e considerato un film pericoloso ma la nostra società sarebbe in un grosso guaio se il pubblico non andasse a vedere questo film perché la storia che racconta e le problematiche che sottolinea sono profonde, necessarie, attuali. Se guardassimo da un’altra parte rispetto a questa geniale opera d’arte perderemmo il dono dello specchio che ci sta offendendo. Si, c’è un clown disturbato ma non è solo, noi siamo subito lì dietro di lui. Oggigiorno è tutto appeso ad un filo, Joker non va preso da esempio, va capito dai ricchi potenti e dalle persone con  più problemi economici e sociali, va sorretto per fare in modo che tra le classi ci si venga incontro, senza arrivare al crearsi di situazioni come quella finale del film, situazioni fuori controllo, di rivolta.

Anche se Joker è già un po’ in giro per il mondo, si pensi a Trump e a come vuole escludere gli odiati immigranti messicani, l’autolesionismo inglese votando la Brexit, la rabbia repressa durante gli ultimi decenni di crisi; si sta attendendo solo l’occasione per esplodere. Esempio: Parigi con i gilet gialli a seguito dell’aumento del gasolio. Joker è già tra noi.  Proteste in Libano, manifestanti travestiti da Joker, visi dipinti e maschere come simbolo del malcontento delle classi povere nei confronti dei potenti della città. Non sono mancati vandalismo e violenze, graffiti e fuoco, tutto come filmato nelle scene del film. Joker rappresenta ciò che già esiste ma in maniera estrema, questo non esclude comunque che possa accadere.

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