"Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione" è la storia di un ragazzo speciale che lotta per non sentirsi invisibile

Torna il supereroe italiano con le sue ansie adolescenziali e nuova grinta nell’affrontare il mondo. Gabriele Salvatores si rimbocca le maniche e scaccia via la soggezione verso un genere di cinema che, affrontato consapevolmente, siamo capaci di fare bene.

"Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione" è la storia di un ragazzo speciale che lotta per non sentirsi invisibile

Michele Silenzi (Ludovico Girardello) è un adolescente. Michele ha sedici anni. Questo fatto di per sé può essere una cosa sconvolgente, la vita di un teenager si sa, a volte è davvero dura, ma a peggiorare le cose ci si mette il fatto che lui non è come tutti gli altri, lui è speciale, anzi no è Speciale: Michele ha il dono di rendersi invisibile. Ora, i poteri dovrebbero renderti un privilegiato; insomma, la ragazza dei tuoi sogni non dovrebbe essere poi così difficile da conquistare se sei uno fuori dal comune. E in effetti Michele, tre anni prima, c’era pure riuscito a far innamorare Stella (Noa Zatta), ma suo padre Andreji (Ivan Franek) ha pensato bene di cancellare le sue gesta eroiche dalle menti dei sui amici per garantirgli l’anonimato. E così adesso Stella sta con Brando, un bugiardo che si è autoproclamato suo salvatore.

Michele non ne può più, vuole riprendersi ciò che gli spetta. Durante una festa decide di rivelare ogni cosa, di mostrarsi Speciale. Sul più bello un incendio sconvolge i suoi piani. È il caos. Ad appiccare le fiamme è Natasha (Galatea Bellugi), la nuova arrivata, una Speciale con il dono di manipolare il fuoco. Michele si risveglia così in una villa abbandonata, davanti a sé c’è Natasha e Yelena (Ksenia Rappoport): la prima è sua sorella, la seconda la sua vera madre.

In Seconda Generazione proseguono le avventure dei supereroi nostrani iniziate con il primo film Il Ragazzo Invisibile del 2014. Il protagonista è cresciuto, si trova in una fase della vita molto delicata perché se l’infanzia è tutta gioco e scoperta, è a sedici anni che si inizia a fare sul serio, la meraviglia si trasforma in dura esperienza. E questo film sembra proprio intenzionato a fare sul serio nel panorama, ancora scarno, dei supereroi italiani. Il primo film mostrava qualche titubanza, errori di gioventù, una buona dose di incertezza dovuta all’inesperienza, forse anche quella timidezza di chi sa di non poter reggere il confronto con le megaproduzioni supereroiche d’oltreoceano. Con questa pellicola invece si viaggia a ritmo più sostenuto, il regista Gabriele Salvatores sa cosa vuole fare e come deve metterlo in scena, storia e scenografie sono più grintose. Anche gli effetti speciali, a cura di Victor Perez, sono migliori che in passato, decisamente buoni per questo tipo di produzione.

Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione si accosta maggiormente ai film di supereroi a stelle e strisce, ma non rinnega le proprie origini. I tormenti dell’adolescente Michele, le sue vicende intrinseche o comunque nel corto raggio delle sue amicizie trovano complementarità negli intrighi internazionali orditi ai danni degli Speciali. Lo stesso centro della vicenda Trieste è espanso in Russia e Marocco. Insomma, Michele e Natasha sono due supereroi con la tutina aderente al sapore di salsa barbecue, ma sono anche due adolescenti delle nostre città che adorano la pasta al pomodoro. Combinazione indigesta? No, con questo film Gabriele Salvatores mostra di avere la ricetta giusta per far convivere le due anime. Il cinema d’autore italiano non è una zavorra, ma un valore di profondità aggiunto.

Ad aumentare lo spessore della vicenda sta la continua similitudine tra adolescente e supereroe. Michele ha il dono dell’invisibilità in un’età in cui la visibilità è una delle cose più importanti. Michele può scomparire, ma vorrebbe apparire più importante agli occhi di Stella. È un ragazzo Speciale, ma durante la nostra adolescenza non siamo stati tutti segretamente convinti di essere speciali? Michele vorrebbe gridare al mondo intero la sua esistenza, invece deve tenersi tutto dentro, rendersi invisibile non grazie al dono che possiede, ma mortificando i propri slanci. Speciali da una parte e normali dall’altra: essere teenager si sa, è anche una questione di simboli di appartenenza e di suddivisione in gruppi.

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