"Harry Potter: Return to Hogwarts": ne avevamo davvero bisogno?

Harry Potter è tornato sugli schermi nei panni del suo interprete "babbano" Daniel Radcliffe per raccontare i dietro le quinte di quello che è stato il più grande fenomeno letterario e cinematografico del primo decennio del 2000.

"Harry Potter: Return to Hogwarts": ne avevamo davvero bisogno?

La storia del ragazzino ragazzino cresciuto nel sottoscala degli zii, in una tranquilla zona residenziale inglese dai toni molto seri e spigolosi che prende il nome di Privet Drive, che ad undici anni compiuti non solo riceve la sua lettera di convocazione alla selettiva Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ma scopre anche di essere il piccolo eroe che ha sconfitto il più grande villain della storia quando ancora era solo in fasce, pagando però il terribile prezzo della morte dei suoi genitori, nasce dalla penna della scrittrice britannica J.K.Rowling e appare nelle librerie di tutto il mondo nell’ormai lontano 1997 e, nonostante la lotta burrascosa tra la scrittrice e le tante case editrici che le rifiutarono il progetto per ben dieci anni, ottenne un successo internazionale senza precedenti

Dalla conclusione della saga, nell’ormai lontano 2011, sono passati ormai vent’anni come non smettono mai di ricordarci i numerosi attori e registi che hanno partecipato alla reunion e che, attraverso aneddoti e interviste, ripercorrono quelli che sono stati a detta loro “gli anni più incredibili della loro vita”, ciò trapela soprattutto dagli interpreti dei tre protagonisti Daniel Radcliffe (Harry), Rupert Grint (Ron) ed Emma Watson (Hermione): la loro è la storia di tre bambini del tutto ordinari che si sono ritrovati incastrati nella terribile e angusta macchina multimilionaria del cinema ma che sono riusciti comunque a mantenere salde le loro identità (anche se a fatica, come affermerà spesso durante l’intervita Rupert Grint) e che hanno vissuto la loro incredibile esperienza contando l’uno sull’appoggio dell’altro, continuamente sostenuti dai colleghi più adulti e più famosi (Gary Oldman, Helena Bonham-Carter, Alan Rickman ecc.) e dai quattro registi che si sono susseguiti gli otto film della saga. 

Trapela, dagli interventi loro e da quelli di altri interpreti noti come Tom Felton, Matthew Lewis, Jason Isaacs e Ralph Fiennes, che vi fosse un grande desiderio da parte di tutti di realizzare il progetto di questa reunion, per poter coinvolgere i fan e condividere assieme a loro i momenti salienti e più importanti della saga, guidano gli spettatori attraverso la tram e la realizzazione dei film con un tono conviviale e spesso gioioso e goliardico, come fossero vecchi amici degli spettatori e li sentissero come compagni di avventure, con i quali condividere ricordi ormai perduti della loro infanzia e giovinezza. Harry Potter, in un certo senso, ha accompagnato anche al livello stilistico la crescita propria e dei suoi fans, dai toni pastellati e luminosi dei primi film, sino a quelli più cupi e impegnativi degli ultimi due, e gli stessi attori sono diventati adulti assieme ai loro personaggi e ai loro spettatori, in un fenomeno del tutto insolito e coinvolgente mai visto nella storia del cinema. 

Compiangono anche gli scomparsi Richard Harris, Alan Rickman e Helen McCrory, assieme a molti altri, parlando di loro agli spettatori come si parlerebbe ad un gruppo di amici, lasciandoci immedesimare in un dolore che in fondo è quallo di tutti i fans della saga. La reunion, di un’ora e mezza di durata, non solo risulta leggera e coinvolgente ma ha il potere inaspettato di riportare i fans alle atmosfere mai dimenticate delle ambientazioni di Hogwarts, di Diagon Alley e della cupa Malfoy Manor, in un dolce racconto che odora di nostalgia e di infanzia, riporta chi ha amato quelle storie a rivivere le sensazioni di meraviglia provate durante la narrazione di questa grande avventura. 

Perchè, Harry Potter non è solo il racconto di un eroe che scopre di essere straordinario e sconfigge il male incarnato nella persona di Voldemort ma è anche la storia di un’amicizia, un inno all’unione e all’accettazione del diverso, dell’emarginato, temi oltretutto attualissimi e di cui si parla anche in contesti ben più autorevoli, l’invito alle nuove generazioni ad essere migliori di chi li ha cresciuti con dei valori di odio e di intolleranza, concetto incarnato soprattutto nella persona di Draco Malfoy, ma soprattutto è l’urlo di speranza dei giovani a decostruire tutto ciò che di sbagliato ha costruito la generazione precedente. 

Venendo però alla questione più controversa di questa reunion, ovvero l’assenza di J.K Rowling, molti utenti del web hanno ritenuto sospettosamente conveniente che questo progetto sia venuto alla luce solamente in seguito ad alcune dichiarazioni di matrice “transfobica” o “omofoba” della scrittrice che, tuttavia, risulta essere comunque presente tramite vecchi filmati per la prima parte del programma. J.K. Rowling è sicuramente la personalità più controversa dello stesso mondo da lei creata, considerata un’ipocrita sostenitrice dei grandi valori della saga ma a cui va dato il merito di aver creato un simile fenomeno. In sostanza, convenientemente o meno, va detto che questa reunion non è stata voluta dalla Rowling ma bensì dalla Warner Bros. che aveva semplicemente l’unico scopo di espandere la popolarità della saga stessa. 

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