Zac Efron è cresciuto e si è dato al cinema, quello serio; nel film Gold dimostra delle abilità eccezionali; nonostante i suoi tratti siano devastati dal make up cinematografico, con il suo sguardo riesce sempre a bucare lo schermo, dopo varie commedie, lo vediamo affrontare tutt’altro ruolo, quello del cacciatore dell’oro che gli farà perdere i suoi valori.
Una storia di survivor dove c’è lui, un vagabondo, l’altro attore e regista e la macchina da presa, intorno solo un vasto e desolato deserto assolato con tutti i suoi pericoli, il sole a picco, gli scorpioni, i serpenti e una donna forse reale, che continua a fare domande. Il film, secondo il regista, rappresenta le sue preoccupazioni sul futuro e su ciò che attende l’umanità se si continua ad essere avidi.
Un thriller ansiolitico sotto ogni aspetto, privo di connessione umana, ognuno lotta per se stesso e per la propria sopravvivenza e per accaparrarsi l’oro. Agorafobia, è questa la sensazione più chiara che si prova vedendo Zac Efron in quel deserto infinitoe arido. Basso il budget, pochi attori, messaggio forte e chiaro.
Zac è immenso, lotterà tra la vita e la morte completamente da solo, affrontando i suoi demoni, in un’atmosfera alla Mad Max e che ricorda anche “Revenant – Redivivo“, in un clima angosciante, pieno di climax che coinvolge appieno lo spettatore, che non capirà se sta impazzendo o meno. Girato in Australia da Anthony Hayes, ha voluto portare a termine il progetto che rappresenta una realtà distopica a cui siamo destinati.
Se non facciamo qualcosa per smettere di depredare la madre terra, questo è il futuro che ci aspetta, ammette il regista. Che oscuro messaggio vuole portare con questo film? Che se continuiamo a farci prendere dalla smania di potere, dal denaro, dall’avidità e dall’egoismo, un futuro difficile ci attende.