La vera storia di Elvis raccontata in questo film dall’interpretazione magistrale di Austin Butler e coprotagonista come suo manager Tom Hanks, il colonnello Tom Parker. Così Elvis the Pelvis in the Memphis debutta così da una cittadina del sud, dapprima truccato con ombretti particolari e il suo tipico ciuffo ed un look tutto fuorchè sobrio.
La regia con rapidi spostamenti di macchina da presa e primi piani, viene illuminato con una luce intermittente di frequenza inferiore a quella del moto e il movimento percepito risulta pertanto rallentato rispetto a quello reale, il regista punta molto sulle movenze dell’attore in grado di catturare il pubblico con lo sguardo, la sua gelatina nei capelli, nel suo look la straordinaria capacità di muoversi sul palco.
Tutto sta al centro del suo rapporto con il suo manager famelico, pieno di ingordigia, un rapporto a volte tossico: “Io sono come te e tu sei come me” dirà a un certo punto il personaggio interpretato da Tom Hanks, sono disposti a tutto per ottenere quello che vogliono, come ne Il grande Gatsby anche qui c’è un eccesso di colori, luci, proiezioni stroboscopische.
I Maneskin hanno partecipato al biopic con una loro canzone, in cover facendola rivivere si intitola If i can dream, colonna sonora del film; nel film c’è un chiaro rimando alle opere precedenti di Baz, da Romeo & Juliet a Moulin Rouge, il voler volare via scappare da tutto, affrontare tutto per raggiungere un sogno.
Lo sfavillante mondo di Elvis, Pensiamo di sapere tutto sul cantante del Mississippi cresciuto a gospel con i ragazzini neri? Morto prematuramente all’età di 42 anni, il giovane attore Austin ha impiegato due anni per prepararsi al ruolo al meglio, estenuante anche per Tom irriconoscibile nel film, prepariamoci a ballare il rock and roll, ritmo, di colori, di adrenalina che è da sempre la cifra stilistica del regista australiano.