Dakota Johnson ha descritto le riprese di “Cinquanta sfumature di grigio” come “psicotiche“, ammettendo che non avrebbe mai accettato il ruolo se avesse saputo cosa avrebbe comportato. La confessione dell’attrice, protagonista della serie di film tratta dei famosi libri di E.L. James, ha parlato del suo l’impianto durante un’intervista con Vanity Fair per promuovere “Persuasione”, adattamento del capolavoro di Jane Austen che la vedrà protagonista su Netflix questa estate.
La star, figlia d’arte degli attori Don Johnson e Melanie Griffith e nipote dell’iconica star de “Gli Uccelli” Tippi Hedren, è diventata famosa in tutto il mondo grazie alla trilogia di film, composta da “Cinquanta sfumature di grigio” nel 2015, “Cinquanta sfumature di nero” del 2017 e “Cinquanta sfumature di rosso” del 2018, nella quale ha interpretato la protagonista Anastasia Steele.
L’attrice 32enne spiegato che la realizzazione della trilogia è diventata complicata a causa del controllo creativo mantenuto dall’autrice dei romanzi E.L. James sull’adattamento cinematografico. Quando le hanno chiesto se rimpiangeva il ruolo, ha risposto: “No, non credo sia una questione di rimpianto. Se avessi saputo… Se si fosse saputo all’epoca come sarebbe stato, non credo che nessuno l’avrebbe fatto. Avrei pensato ‘Oh, questo è psicotico’. Ma non lo rimpiango”.
Dakota spiega che il film che aveva accettato di fare era diverso dal film che è stato realizzato. Il problema è stato una concomitanza di interferenze da parte dello studio, i registi e l’autrice, che hanno creato vari problemi sul set. Parlando della James dice: “Aveva un sacco di controllo creativo, tutto il giorno, tutti i giorni, e voleva per forza che alcune cose accadessero, ma c’erano parti del libro che non avrebbero funzionato nel film, come i monologhi interni. Era una continua battaglia. Sempre”.
La star ammette di non avere mai parlato prima dei conflitti sul set “perché volevo promuovere i film nel modo corretto, e alla fine sono fiera di quello che abbiamo realizzato, ma è stato difficile”. I problemi sul set causati dai conflitti con l’autrice sono il motivo per cui la regista Sam Taylor-Johnson non è tornata a dirigere la serie dopo il successo del primo film, per cui i sequel furono affidati al regista James Foley.