Riconfermarsi è sempre difficile, soprattutto quando si giunge al sesto film e il penultimo non è piaciuto come i precedenti: le cadute possono essere infatti dietro l’angolo. Non è stato così, però, per Zalone che in “Buen Camino” ha evitato tutto ciò.
La pellicola, novanta minuti con un ritmo vivace, tiene attenti gli spettatori. È una commedia leggera e godibile, quello di cui si ha bisogno durante le festività natalizie.Nel sesto capitolo c’è infatti un grande ritorno che faceva ben sperare e che in passato era stato una garanzia: Gennaro Nunziante alla regia.
Egli non aveva diretto “Tolo Tolo”, ma tutti i precedenti film del comico pugliese, che avevano riscosso grande successo. C’è ancora molto tempo per guardare il film, che ha esordito nella giornata di Natale e che verrà proiettato per tutta la prima parte di gennaio.
C’è un rapporto difficile fra un padre (Checco), che peraltro è separato dalla moglie, e la figlia, ma alla fine tra i due avviene la sospirata riconciliazione. Si prende in giro poi, con bravura, l’eccessiva ostentazione dell’intelligenza del nuovo compagno della moglie. Il comico pugliese, come al solito, osa e non ha timore di proporre una comicità con battute che sfidano il politicamente corretto.
Per tranquillizzare subito detrattori e critici, in tutto il racconto le parolacce sono pochissime. A parere di chi scrive, uno dei messaggi lanciati da Zalone mediante il protagonista – lui stesso, che senza mai lavorare ha ereditato tutte le fortune del padre – è che la ricchezza non è mai una colpa e, senza ipocrisie, aiuta tanto nella vita. Non va disdegnata, così come non sono da disdegnare le situazioni opposte. Col sorriso, infine, non manca una seria riflessione su un tema che purtroppo affligge molti uomini e che, attraverso la risata, li mette in guardia. Checco, alla fine del pellegrinaggio, si innamora di una donna che però non può legarsi a lui per un motivo evidente. Complessivamente, un buon voto al sesto lungometraggio di Luca Medici (in arte Checco Zalone).